sabato 31 agosto 2013

Tra ignoranza e disperazione

Non che si stia bene, ma anche con l'affitto da pagare e il conto in rosso, si può vivere una tranquilla e calma ignoranza. Forse, anche se non hai una casa e non hai un conto. Poi, ti svegli una mattina e, vedi una tromba d'aria che si avvicina, è la GUERRA che torna. A dire il vero, la guerra c'è da un po' di tempo: è come quei fulmini improvvisi con cui il tornado ti dice: "Eccomi, sono QUA." (ma, mi chiedo, se non mobilitavano gli USA si continuava a dormire?)

Scrivo di questa impotenza da osservatore. Perché una volta, tanti e tanti anni fa, le comunicazioni non erano istantanee come oggi, e il quadro di Guernica sollevava ancora scandalo e indignazioni REALI. Oggi, io posso solo immaginare che i bambini gasati nelle foto che stanno circolando, siano REALI (e la cosa dovrebbe farmi orrore), ma non ne ho alcuna certezza, né tantomeno ho la certezza di chi possa aver compiuto una strage simile (so solo che non è la prima strage e non sarà l'ultima), So che se potessi, in certi momenti vorrei cancellarmi la memoria, perché l'orrore dell'oggi e del domani non si sommi a quello che sono riuscito ad anestetizzare negli anni scorsi.
Ottant'anni dopo Guernica, scrivo, al computer, collegato in tempo REALE a ogni fonte possibile di informazione, della mia IGNORANZA. Ignoranza, ...disperata, perché non solo non ho i mezzi per capire, ma se anche ne fossi in grado (o volessi cullarmi in qualche certezza) questo mondo e questa informazione (reale?) mi/ci hanno tolto qualsiasi capacità di reagire.
Condivido una riflessione di Tahar Lamri:
    Guardo i notiziari della televisione siriana e vedo che l'esercito siriano avanza e vince sulle orde di jihadisti e takfiristi venuti da ogni dove. Vince su queste orde che comunque hanno sconfitto l'Unione Sovietica in Afganistan e gli Stati Uniti in Iraq. L'esercito siriano opera lontano dai titoloni dei giornali e dalle esperterie degli esperti. Forse fra qualche ora, forse qualche giorno, questo esercito sarà polverizzato dalla potenza dei potenti. Forse non ci sarà più - il difficilmente difendibile - Bashar Al-Assad. Forse, come sappiamo da altrove, allora si aprirà in Siria la guerra dei "tawaif", cioè le varie comunità che compongono il popolo siriano: sunniti, alawiti, sciiti, drusi, ismaeliti, ortodossi, melchiti, armeni, cattolici, maroniti, caldei, assiri, curdi... e che, da sempre, convivono su quella terra condividendo i loro 32 antipasti, bevendo il maté o qualche Barada fresca sotto i gelsomini. Si sa, la convivenza non è necessaria né possibile sotto la democrazia delle bombe. Noi, avremo, come sempre, quel senso di impotenza che ci accompagnerà per un po'. Poi dimenticheremo.
Sunniti, alawiti, sciiti... Succede con tutti gli stati, non solo in Medio Oriente. A guardarli da vicino sono entità geografiche tracciate coi righelli, e dentro ci trovi di tutto, popoli i più diversi, arrivati chi prima e chi dopo. Perché i confini sono statici, i popoli no. Cosa ne sappiamo di loro?
Apro una parentesi a tal proposito: già in Italia si sa poco del popolo rom, che pure è un ingrediente fondamentale di ogni stato-macedonia. Figuriamoci se si sa qualcosa dei Dom, o Domari. Sono il corrispondente mediorientale del popolo rom, e sono lì presenti, ed ignorati, da circa un millennio. Sono pochi, pochissimi, ignorati e discriminati come da noi. Al di là della conoscenza accademica, venni a contatto con la loro esistenza FISICA, una decina d'anni fa, in occasione di un'altra guerra scatenata da (una scusa? una certezza? difficile da dire...). Erano sempre gli USA che stavano regolando i conti col loro ex alleato Iraq.
I Dom, in Iraq, c'erano come tutti gli altri popoli e, per quanto Saddam Hussein non fosse l'esempio del padrone di casa che ognuno vorrebbe, avevano trovato il modo di conviverci. Furono le bombe USA, fu l'arrivo al potere degli sciiti (cioè, quelli che gli USA temevano), che fecero terra bruciata attorno a loro. E dieci anni fa, con ritardo di mesi, mi arrivavano le notizie del loro nuovo migrare in cerca di lidi tranquilli. Cioè: SIRIA, Aleppo.
Credo che la sfiga sia un tratto genetico inscritto in questa gente condannata ad un continuo migrare: stanno scappando nuovamente, chi in Libano e chi in Turchia, nei campi profughi o all'addiaccio. REALI, loro, forse più dei dispacci d'agenzia o delle dichiarazioni dei politici. REALI, perché il migrare sotto le bombe o inseguiti dalla cavalleria, è nel loro DNA, ma anche nella nostra memoria (con l'affitto da pagare e il conto in rosso).

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