mercoledì 3 agosto 2011

Indagine su bufala internazionale

Il testo che segue appare su MAHALLA e U VELTO. Invitiamo i lettori a verificare quanto pubblicato e, se lo ritengono, a contribuire a far circolare queste informazioni. Grazie

Fra le tante cause che concorrono alla diffusione del razzismo e delle paure verso ciò che è sconosciuto, c'è la circolazione di notizie non verificate spacciate come verità universali. Da anni circola in rete il testo di un fantomatico "Codice degli zingari", le cui prime segnalazioni risalgono addirittura agli anni '20 del secolo scorso.

Da un po'di tempo è apparsa in rete questa mail (riportiamo la parte iniziale):

"Le bande di malviventi, i Rom e i ladri stanno escogitando vari stratagemmi perchè gli automobilisti (soprattutto donne) fermino il proprio veicolo e ne scendano (in zone isolate)."

Altro non è che la versione di un testo in francese, apparso già l'anno scorso. Riportiamo anche in questo caso la parte iniziale:

"Alors que je roulais sur une route départementale un soir pour rentrer chez moi, j'ai vu un enfant dans un siège auto, sur le bord de la ..."

Ne scrive il sito Hoaxbuster, specializzato in bufale su Internet. Nel caso francese la segnalazione sembrerebbe arrivare da un poliziotto, che stranamente invita a segnalare casi simili non ai centralini della polizia francese (17), ma al numero internazionale dei vigili del fuoco (112).

L'anno scorso la notizia in Francia venne inizialmente diffusa da un ragazzo, probabilmente uno "spammer" francese, che contattato via mail rispose soltanto di sapere che avvenivano fatti simili, senza fornire ulteriori spiegazioni. In seguito le associazioni francesi di difesa dei Rom e dei Sinti presentarono denuncia per incitamento all'odio razziale.

Abbiamo fatto una ricerca su Google riguardo al testo in italiano, ricevendo sinora 104 risultati. Un fatto curioso: abbiamo trovato due casi in cui le autrici ne parlano come di un'esperienza personale, descrivendola con le medesime parole. In un caso la firma è di "Alessandra Savio, Purchase Department", nell'altro viene firmata da una dipendente dell'amministrazione provinciale di Padova.

A questo punto si è voluto conoscere se esistesse veramente questa persona nell'amministrazione padovana. Una nuova ricerca in rete ha restituito pochi risultati, anche se appare con due cognomi simili ma diversi.

Venerdì 29 luglio siamo riusciti a parlare con questa persona, che ci ha chiesto di rimanere anonima. Per telefono ci ha detto di aver inizialmente inoltrato a 5 amiche una mail arrivatale da un altro mittente - per sua leggerezza senza cancellare la propria firma, di essere stata informata in seguito delle falsità che vi erano contenute, di aver indagato sul caso attraverso diversi forum in rete (ed aver scoperto anche una versione in inglese), di aver provato a scusarsi personalmente con i destinatari per quanto era successo.

Purtroppo, il più delle volte le scuse non bastano ad arginare la diffusione in rete di queste menzogne, che rimangono in circolazione per anni. Perciò abbiamo provato a smontare questa bufala.

Aggiungiamo a questo punto alcune raccomandazioni finali:

  • se possibile, verificate le notizie che vi giungono, prima di contribuire alla diffusione di informazioni false;
  • diffidate delle notizie spacciate come sensazionali, e nel contempo come sconosciute perché "qualcuno" non vorrebbe che circolassero;
  • diffidate altresì delle notizie dove non vengono specificate date certe, anche i luoghi citati non sono indicati con precisione, in cui l'autore originario dell'informazione è citato in maniera generica.

Per tutto il resto, vi consigliamo questa guida.

Sperando di essere stati utili, vi ringraziamo per l'attenzione.

Oltre alle redazioni di U VELTO e MAHALLA hanno collaborato: Ivana Kerecki (Sesto San Giovanni - MI), Angela Tropea (Catania), Alberto Maria Melis (Cagliari) ed Ernesto Rossi (Trezzano sul Naviglio - MI)

sabato 2 luglio 2011

Alcune cose che so di loro

Siete avvisati: non scriverò cose simpatiche.

Stamattina s'è svolta a Milano la conferenza stampa di presentazione della neonata Consulta Rom, iniziativa per una volta presentata con rilievo da diversi media.

Per quanto ho potuto osservare, accanto alle immancabili buone intenzioni, questa Consulta nasce già con un carico notevole di problemi da affrontare. Specifico meglio: non problemi legati alle politiche per Rom e Sinti, ma dovuti alla sua stessa nascita e composizione.

Parto da uno dei punti chiave: la "pretesa" rappresentanza di tutte le realtà rom e sinte della città. In realtà, ne ho testimonianze dirette, le varie comunità restano fortemente divise tra loro su rivendicazioni ed obiettivi, e sono restie a far fronte comune. Se da una parte ci sono i settori più deboli (principalmente i Rom rumeni), dall'altra quelli italiani non intendono mischiarsi. Alcune realtà storiche, come i Rom Harvati di via Chiesa Rossa (ex Palizzi Fattori, circa 160 persone), non hanno partecipato ai lavori di preparazione e tuttora non si sono fatti vivi.

Migliore, anche se davvero minoritaria, la partecipazione dei Rom Abruzzesi dei due campi di via Bonfadini.

Ancora diversa la situazione dei Rom Harvati di via Idro. Sono stato contattato (all'ultimo momento) dagli organizzatori della Consulta per coinvolgerli e, nonostante le reticenze, comunemente si era deciso di partecipare, almeno per capire di cosa si trattasse. Hanno anche portato un loro contributo personale ed articolato a quella che doveva essere una piattaforma comune. Nonostante ciò, quando martedì scorso questa Consulta ha avuto il primo incontro col comune, nessuno degli organizzatori si è premurato di avvisarli; viceversa in previsione della conferenza stampa di oggi, sì. Forse che questi Rom vadano bene come pecore che applaudono, ma ancora una volta senza il diritto di interloquire in prima persona con le autorità?

Scambiando qualche opinione con chi segue la situazione opposta dei campi irregolari, mi hanno confermato che verso di loro è stato tenuto lo stesso comportamento.

Resta il fatto che i due punti più sfumati affrontati nella conferenza stampa, siano stati proprio il destino dei campi, regolari o meno, e la critica agli sgomberi effettuati dalla nuova giunta.

Altro punto caldo: il rapporto con questa giunta. Per quanto si continui a parlare di vento cambiato, i primi segnali non sono incoraggianti. Si rischia di ripetere l'esperienza del Tavolo Rom (guarda caso, fondato a suo tempo dalle stesse persone), che ha finito per essere un'istanza che rappresentava solo se stessa, perché nonostante le intenzioni non aveva rapporti né con i Rom né col Comune.

Per terminare: la mia impressione, molto terra-terra, è che dietro l'enunciazione di grandi princìpi, ci sia il tentativo di alcuni personaggi di avere un palco di visibilità dopo i pesci in faccia presi dall'amministrazione precedente: un'attrice mediocre, che ultimamente si è specializzata nell'interpretare la parte del difensore dei Rom; qualcuno che sulla loro pelle s'è costruito casa in Toscana ed i soliti residuati bellici.

Forse, mafforse, è un po' presto per emettere giudizi (d'altronde non sono né un critico teatrale né un ingegnere). Se assisterò ad un cambiamento di rotta ve ne darò conto (come al solito).

venerdì 17 giugno 2011

Lettera aperta dalla comunità rom di via Idro 62 - Milano

PREMESSA

Recentemente è tornata nelle cronache la questione campi nomadi, come una delle concause della situazione di forte arretratezza sociale in cui si trovano ancora oggi le comunità rom e sinte in Italia.

Come nel passato, quando questi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti, nei ragionamenti attuali c'è un vizio di forma. Non siamo stati consultati allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere di discutere assieme a noi le soluzioni per superare i campi o quantomeno renderli vivibili per chi non ha avuto nessun'altra alternativa.

Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, la nostra comunità che vive nella zona 2 di Milano da quasi 50 anni (prima in insediamenti di fortuna e gli ultimi 22 anni in un campo sosta comunale), pone alcune questioni:

  1. la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini di seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che li riguardavano. Per questo la nostra comunità ha avviato da tempo un dialogo con le associazioni e le forze politiche di zona, come primo passo per uscire dai rispettivi ghetti mentali che ci dividevano dalla popolazione maggioritaria;
  2. i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi ci viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono sempre sentite in diritto di rappresentare le nostre istanze a loro uso e beneficio;
  3. infine, se sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il problema. Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo sapendo di alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a se stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.

Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in atto strategie efficaci è indispensabile una nostra partecipazione, in quanto cittadini titolari di diritti e doveri, a tutte le istanze che ci riguardano, da quelle centrali a quelle del decentramento.

Una buona base di partenza può essere il documento presentato a maggio 2010 dal Tavolo Rom milanese, soprattutto su alcune questioni:

  1. riconosce che le comunità rom e sinte nel nostro territorio sono diversificate per storia, comportamenti, insediamento, e quindi la soluzione non può essere unica;
  2. propone quindi soluzioni abitative diversificate;
  3. individua una serie di soggetti da coinvolgere nelle politiche future;
  4. individua il legame tra soluzione alloggiativa e autonomia nel lavoro.

Occorre infine, secondo noi, programmare una serie di incontri periodici per verificare progressi e criticità.

IL NOSTRO CAMPO

Attualmente conta circa 130 residenti, tutti cittadini italiani, di cui la metà minorenni. Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande incertezza per la nostra comunità, dovuta al progetto di sostituire quella che a tutti gli effetti è la nostra casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto mai attuato, anche perché assurdo (nella nostra zona o altrove), ma mai sconfessato. A parte questo, non siamo mai riusciti a capire perché noi cittadini italiani in zona da sempre avremmo dovuto andare via, per lasciare il posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe dovuto trovare casa e lavoro.

Attendiamo una dichiarazione pubblica che indichi espressamente che il campo di transito non si farà, anche perché sarebbe osteggiato principalmente dai cittadini che vivono attorno a noi.

Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e viviamo nel costante timore di ritrovarci per strada da un giorno all'altro.

Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di essere accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti abusivi (che hanno comunque residenza altrove), la nostra presenza nel campo si ridurrebbe a circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e rendendo possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio villaggio alle porte di Milano.

Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi non ancorati al terreno.

Detto questo, il nostro campo che sino a 10 anni fa era indicato come un modello, ultimamente ha sofferto di mancanza di manutenzione. Sono necessari alcuni interventi:

  1. ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
  2. risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si allaga;
  3. collegamento delle bocchette antincendio;
  4. ripristinare la cabina elettrica, divelta il marzo scorso dalla pubblica sicurezza. Come succede già in altri campi, richiediamo tariffe familiari a forfait;
  5. infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e calibrarle per gli occupanti che rimarranno.

Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con poca spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno assegnati con chiarezza e a ditte responsabili.

Riguardo alla questione lavoro, già dal 1990 abbiamo fondato una nostra cooperativa, LACI BUTI (Buon lavoro in lingua rom), che si occupa di:

  • Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
  • Potatura piante alto fusto
  • Pulizia di aree urbane
  • Sgombero cantine e magazzini
  • Creazione recinzioni

con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.

Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il Comune ci ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno abbiamo lavorato solo due giorni. Eppure il lavoro è tutto intorno a noi: il nostro campo è situato nei pressi del parco Lambro, e via Idro è praticamente un corridoio verde (che le forze politiche e le associazioni di zona vorrebbero rivalutare) che collega il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al parco della Media Valle del Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata la volontà politica di mantenerci in vita.

Inoltre in passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se attualmente ne sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza da riprendere, soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.

Per terminare, il centro polifunzionale all'interno del campo, attualmente non utilizzato, potrebbe essere adoperato anche per opportunità di lavoro femminile, con laboratori di sartoria e cucito, visto che già a Milano ce ne sono di simili. Intendiamo far diventare lo stesso centro uno spazio aperto a tutta la popolazione per iniziative culturali e sociali.

La comunità rom di via Idro 62, riunita in assemblea il 15 giugno

mercoledì 6 aprile 2011

Candidato ti scrivo

Lettera aperta a Giuliano Pisapia, letta il 31 marzo all'incontro elettorale in via Sammartini 106

Scriviamo dal campo sosta comunale di via Idro 62. Esiste da 22 anni ed ospita circa 130 cittadini italiani, che abitano in zona da 50 anni.
Il nostro grosso guaio è che siamo ZINGARI, e che su di noi ci siano molte voci sbagliate. Tra queste, parlando di questo periodo: che alle elezioni chi ci difende perde voti, invece di guadagnarne. Stasera, assieme a voi, proveremo a ribaltare almeno questo pregiudizio.

Riguardo a noi, la giunta Moratti è stata chiara, da due anni ripete che a Milano non ci saranno più campi nomadi. Ha solo dimenticato qualche "piccolo" particolare: nei campi non ci vuole, in giro per la città neanche, case non ne vuole assegnare... Forse pensa che siamo biodegradabili!
Così, in questa zona, proprio dove abitiamo noi, ha previsto (ricordatevi: NIENTE + CAMPI ROM), di mandare via noi, cittadini italiani che in zona ci siamo da sempre, per costruire un nuovo campo da 600 persone, a rotazione ogni 3 mesi.
Non occorre essere un candidato sindaco a Milano, per capire che questa grande invenzione della Moratti (che nessuno del Comune si è mai sognato di discutere con la zona 2) non piace a nessuno: sicuramente non a noi, ma nemmeno ai cittadini che vivono nell'arco di un km. dal campo, e non piace alle associazioni e ai partiti della zona, con cui da mesi stiamo dialogando.
L'esperienza di Triboniano dimostra che un mega-campo simile è ingestibile e che viverci dentro è un inferno. E noi, che in tanti anni di sacrifici siamo riusciti a sollevarci da una situazione che era simile a quella di chi arriva oggi nei campi "abusivi", corriamo il rischio di trovarci ricacciati indietro di decenni.
Chi ci guadagna? Ognuno faccia i suoi calcoli, ma attorno a noi ci sono almeno 10.000 altri cittadini che non aspettano altro che una sua parola contro questa pazzia. Anche se di elezioni non ne capiamo molto, pensiamo che in un momento dove le percentuali danno i due maggiori candidati quasi alla pari, questi voti possano essere decisivi.

PERMETTETE POCHE PAROLE SU COSA CHIEDEREMO ALLA VOSTRA NUOVA GIUNTA:
La Moratti ha stanziato fior di milioni per la politica verso i Rom e i Sinti, ha promesso incentivi a chi lasciava i campi, ma dopo tutto questo tempo la nostra impressione è che quei soldi finiranno nelle solite tasche.
Noi non siamo abituati a chiedere qualcosa al Comune, vorremmo però che almeno le promesse fossero mantenute e che nel nostro campo, che una volta era nominato come un campo modello, ci fosse almeno la manutenzione ordinaria.
Da vent'anni ci siamo organizzati in cooperativa, operiamo nel mantenimento del verde. In passato, anche con sindaci di destra come Formentini o Albertini, il comune ci appaltava qualche lavoro e potevano campare una ventina di noi. Questa giunta ci ha richiesto un sacco di documenti per provare la nostra regolarità, ancora una volta ha promesso mari e monti, ma poi ha azzerato tutte le commesse.
E' la stessa giunta degli oltre 350 sgomberi in due anni e mezzo, dove il figlio della Moratti può costruire quello che vuole, ma poi si radono al suolo le roulotte con le ruspe. Debole coi forti, forte coi deboli. E' questo il modello di integrazione che ci offrite?
Nomadi, non lo siamo più da anni, ed oggi non sarebbe neanche più possibile. Abbiamo bisogno di SICUREZZA e ONESTA' da parte di chi amministra, non di slogan o promesse. E come noi, ne hanno bisogno anche gli altri cittadini.
Dopo decenni di silenzio, la Moratti ci ha spinto a cercare dialogo, non ci lasci soli e non stia zitto, perché ce ne pentiremmo tutti.

PER TERMINARE: anche la Moratti ha iniziato la sua personale caccia al voto, e non si fa scrupolo di allearsi con liste dichiaratamente neofasciste. Sconfigga questa alleanza, Milano e la sua storia non lo meritano; ed il nostro popolo ha pagato, e rischia di pagare nuovamente, un altissimo tributo al fascismo.

mercoledì 23 marzo 2011

I diritti non si sgomberano

Questa (ieri NDR) mattina si è svolta presso la Camera del Lavoro di Milano la presentazione dell'appello "I Diritti non si sgomberano", per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano, che ha già raccolto l'adesione di oltre 60 associazioni.

Sono intervenuti alcuni dei rappresentanti delle numerose realtà che hanno promosso l’appello: Onorio Rosati e Corrado Mandreoli per la CGIL, don Massimo Mapelli della Casa della Carità, Annamaria Bufalini per le Mamme e Maestre di Rubattino, Bruno Segre del Campo della Pace Ebraico , Paolo Agnoletto per il Gruppo Sostegno Forlanini, Claudio Cristiani di Agesci Zona Milano, Diana Pavlovic di Rom e Sinti Insieme, Avv. Alberto Guariso di Avvocati per Niente e Associazioni Studi Giuridici sull'Immigrazione, una operatrice del Naga e l'avv. Gilberto Pagani di Legal Team Italia.

Un appello rivolto all’amministrazione perché opti per politiche di vera integrazione ed abbandoni la logica degli sgomberi, appello però rivolto anche al tessuto civile di questa città perché ritrovi il gusto della partecipazione alla costruzione di una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là delle appartenenze etniche e culturali.

In allegato il testo dell'appello con tutte le firme raccolte fino ad oggi.

L'intento è quello di raccogliere nuove adesioni sia di associazioni e gruppi che di singoli cittadini, che andranno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi scendiamoincampo@gmail.com oppuregaggini@libero.it

L'invito è quindi quello di farlo girare il più possibile e di pubblicarlo sui diversi siti internet (se vi serve in altro formato chiedetemelo); allego anche una griglia da utilizzare eventualmente in caso di raccolta diretta delle firme (che andranno poi comunicate comunque ai due indirizzi mail indicati sopra).

Saluti a tutti


Negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei familiari presenti da tempo sul territorio cittadino.

Dopo ogni sgombero si assiste solo alla rituale esibizione dell'effetto"pulizia" e alle soddisfatte dichiarazioni degli Amministratori Comunali riguardo ai quintali di immondizia rimossi.

Spesso gli sgomberi vengono eseguiti senza alcuna preventiva notifica e a volte gli agenti di polizia intervengono in numero decisamente spropositato rispetto alla popolazione Rom che intendono allontanare, considerando anche l'alto numero di anziani e bambini presenti; gli sgomberi spesso sono attuati all'imbrunire o alle prime luci dell'alba ed anche in pieno inverno con avverse condizioni atmosferiche, molti sgomberi sono avvenuti sotto la pioggia o la neve; a seguito degli sgomberi le abitazioni e i pochi altri beni personali dei Rom sono arbitrariamente distrutti, spesso si tratta di oggetti di scarso valore economico che tuttavia per quelle famiglie rappresentano le uniche proprietà; la maggior parte delle persone sgomberate non riceve alcun tipo di offerta circa una sistemazione alternativa, e nelle rare occasioni in cui sono presenti i servizi sociali le soluzioni proposte prevedono lo smembramento delle famiglie o l'allontanamento dei minori.

A causa dei continui e ripetuti sgomberi molti bambini Rom sono stati costretti ad interrompere la frequenza scolastica e i preziosi legami di amicizia costruiti con i compagni. Le maestre e i genitori delle scuole dove sono stati inseriti alcuni bambini Rom, ci hanno più volte ricordato come i continui sgomberi violano l'inalienabile diritto all'istruzione. Quella di frequentare la scuola è l'unica possibilità per questi bambini di pensare ad un futuro diverso. I bambini a cui viene negato il diritto all'istruzione sono bambini privati anche del diritto di sapere che si può vivere in un modo migliore, privati anche solo del diritto di sognare una vita diversa.

Questa scelta praticata dall'Amministrazione Comunale di Milano ci risulta intollerabile, in quanto viola sistematicamente i più elementari diritti di adulti e bambini sanciti dalle Convenzioni Internazionali e dalla nostra Costituzione: il diritto all'abitare, all'integrità personale, alla salute, all'istruzione, nonché il divieto di discriminazione.

In questi anni gli sgomberi e le ruspe non hanno risolto nulla, anzi - con un grosso dispendio di risorse pubbliche - hanno contribuito a rendere ancora più difficile e drammatica la vita delle famiglie Rom, ed in particolare di alcune centinaia di bambini, aumentando il loro disagio e la loro esclusione dal tessuto sociale.

Infatti, nonostante gli ingenti finanziamenti ricevuti (€ 13.115.700,00 il 29 agosto 2008, da parte del Fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell'ordine pubblico del Ministero dell'interno), nessuna azione di integrazione e promozione sociale è stata avviata dal Comune di Milano nei confronti dei campi Rom non regolari.

Il Tribunale ha recentemente condannato il Comune di Milano per comportamento discriminatorio relativamente alla vicenda legata alla mancata assegnazione delle case alle famiglie Rom del Campo di Triboniano; per lo stesso motivo, un gruppo di 39 cittadini ha denunciato alla Procura della Repubblica il Sindaco Moratti e il Vicesindaco De Corato per i ripetuti sgomberi dei campi Rom, ipotizzando i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico (in particolare relativamente all'obbligo scolastico ) e danneggiamento, con l'aggravante di averli commessi per finalità di discriminazione e di odio etnico e
razziale .

In questi anni a Milano c'è però anche chi ha scelto di incontrare questi volti, queste persone, di costruire rapporti di vicinanza, di considerarli i nuovi vicini di casa o i nuovi compagni di banco. A volte dopo uno sgombero sono partite inaspettate catene di solidarietà, che hanno avuto anche risalto sui mass-media locali e nazionale, ma queste reazioni pur importanti non sono sufficienti.
Alcune associazioni e gruppi ma anche singoli cittadini, maestre e genitori hanno costruito con le famiglie Rom dei rapporti basati sulla fiducia, imparando a superare diffidenze e paure reciproche. Sono nati così progetti di integrazione abitativa, lavorativa, scolastica. Queste persone hanno scelto di vivere così il proprio ruolo di cittadinanza attiva per costruire una città più vivibile e quindi più sicura per tutti, proprio perché più accogliente; una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là delle appartenenze etniche e culturali.

Siamo coscienti che quelli dell'inclusione e della sicurezza sociale sono temi delicati e non facili da affrontare, ma queste esperienze ci hanno insegnato che basta riconoscere nei Rom e nei Sinti prima di tutto delle persone con gli stessi diritti e doveri di ogni abitante, vecchio e nuovo, di questa metropoli per iniziare un percorso diverso.

Chiediamo al Sindaco Moratti e al Vicesindaco De Corato di interrompere il trattamento disumano ed illegale cui sono sottoposte le popolazioni Rom e Sinte che abitano nel territorio municipale.
Chiediamo all'Amministrazione Comunale di Milano di porre immediatamente fine alla pratica degli sgomberi.
Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate per demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate per promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti che garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti compresi.
Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno titolo, interlocutori attivi dei progetti che li riguardano


Ci rivolgiamo alle Associazioni, ai rappresentanti sindacali, alle Chiese, alle Confessioni Religiose, agli uomini di cultura, agli operatori dei servizi, agli insegnanti, agli avvocati e a tutti i cittadini che credano nell'inviolabilità dei diritti umani e civili sanciti dalla nostra Costituzione, affinché sostengano e sottoscrivano questo nostro appello.

Milano 2 febbraio 2011

Potete mandare la vostra adesione al presente appello ai seguenti indirizzi:
scendiamoincampo@gmail.com
gaggini@libero.it

Adesioni all' appello per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano

ASSOCIAZIONI
1. Gruppo Sostegno Forlanini
2. Mamme e Maestre Rubattino
3. Associazione Genitori Scuola B. Munari via Feltre
4. Associazione Genitori Scuola Media "Quintino di Vona", Milano
5. Casa della Carità
6. Comunità di Sant'Egidio
7. Padri Somaschi di Milano
8. Aven Amentza
9. Federazione Rom e Sinti Insieme
10. Naga
11. CGIL Milano
12. ARCI
13. ACLI
14. Everyone
15. Istituto di Cultura Sinta – Mantova
16. Associazione UPRE Roma
17. Associazione Sucar Drom - Mantova
18. Ufficio Politiche Sociali CGIL Brianza
19. Campo della Pace Ebraico (Milano)
20. CNCA Lombardia (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza)
21. Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
22. Associazione Comunità Il Gabbiano Onlus
23. Agesol
24. Associazione Società Informazione
25. Gruppo Abele
26. Libera
27. Gruppo Caritativo Tabità Onlus presso la Parrocchia della Madonna della Medaglia Miracolosa – Milano
28. La Comunità per lo Sviluppo Umano – Milano
29. Associazione 21 Luglio – Roma
30. Progetto Ekotonos di San Vittore Milano
31. Antigone
32. Cooperativa Sociale Alice
33. Avvocati per niente
34. ASGI Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
35. Immigrati Autorganizzati
36. Associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio Onlus
37. Coordinamento INTERGAS
38. GAS Feltre
39. GAS Lambrate
40. GAS Giambellino
41. ANPI Provinciale Milano,Presidente prof. Carlo Smuraglia
42. ANPI Sezione Martiri di Lambrate Ortica, Presidente Ginetto Mori
43. Coordinamento sezioni ANPI ZONA 4 MILANO
44. Associazione Zona 3 x la Costituzione, Presidente Titti Benvenuto
45. Coordinamento Nord Sud del Mondo
46. Legal Team Italia
47. Rivista Popoli, mensile internazionale dei Gesuiti italiani
48. Rivista Aggiornamenti Sociali, mensile di ricerca e intervento sociale dei Gesuiti
49. AGESCI ZONA MILANO, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
50. Gruppo Scout AGESCI MILANO 68
51. Gruppo Scout AGESCI MILANO 45
52. Gruppo Scout AGESCI MILANO 4
53. Unione Inquilini - Milano
54. Sicet Cisl - Milano
55. Comitato Inquilini Molise –Calvairate-Ponti
56. Redazione Mahalla
57. Redazione di Faber
58. Rete delle Scuole Senza Permesso
59. Banda degli Ottoni a Scoppio
60. Convergenza delle Culture - Milano
61. Spazio Mondi Migranti (Parabiago)
62. RSU ST Castelletto
63. RSU RAI
64. RSA CGIL Scala Milano
65. RSA FISAC CGIL di Equens Italia Milano
66. RSA FISAC CGIL di Sinsys Milano
67. RSA FISAC CGIL di Banca Montepaschi Milano
68. RSA FISAC CGIL di UNICREDIT Milano


ADESIONI INDIVIDUALI
1. Agnoletto Paolo, Avvocato
2. Agostoni Claudio, Radio Popolare
3. Alietti Alfredo, Università Ferrara
4. Bittasi Padre Stefano (Gesuita Villapizzone – Milano)
5. Borsani Silvia, Maestra scuola via Guicciardi
6. Boschetti Laura, Institut d'Etudes Politiques de Grenoble
7. Brambilla Anna, Avvocato
8. Bravi Luca, Università di Chieti
9. Brugantelli Francesco, Avvocato
10. Campagna Barbara, Funzione della professionalità giuridico pedagogica in servizio a San Vittore – RSU Milano San Vittore
11. Carpentieri Rosario, Insegnante di Marcianese CE
12. Colucci Francesco Paolo, Docente Psicologia sociale, Università di Milano-Bicocca
13. Conte Massimo, Presidente di Codici Società Cooperativa Sociale Onlus
14. Dardanelli Ezio, Segretario Generale FISAC CGIL Lombardia
15. Don Gino Rigoldi, Presidente Comunità Nuova Milano
16. Faggi Stefania, Maestra Rubatino
17. Giansanti Alberto
18. Guariso Alberto, Avvocato
19. Levi della Torre Stefano
20. Lomonaco Michele, Segreteria FISAC CGIL Milano
21. Maneri Marcelli , Università Bicocca Milano
22. Mariani Rosalba, Ufficio Presidenza Direttivo CGIL Milano
23. Micheli Giuseppe
24. Mingione Enzo, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università Bicocca
25. Moffa Ottavio, Educatore professionale presso la Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
26. Moni Ovadia
27. Morera Giorgia, Educatrice Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
28. Naldi Alessandra
29. Pagani Gilberto, Avvocato
30. Pavlovic Dijana
31. Robbiati Flaviana, Maestra
32. Roselli Licia, Direttrice Associazione Agenzia di Solidarietà Agesol onlus Milano
33. Rossi Ernesto, Aven Amentza
34. Sarcinelli Alice Sophie, Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales/Médecins du Monde
35. Segre Bruno
36. Semprebon Michela, Dottore di Ricerca in Sociologia Urbana Università Bicocca
37. Tosi Simone, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università Bicocca
38. Trento Michela, Presidente Direttivo FISAC-CGIL Milano
39. Vanzati Franco, Associazione Insieme Voghera
40. Vincenti Assunta, Maestra
41. Vitale Tommaso, Università Milano Bicocca e Parigi Sciences Politiques
42. Volpato Chiara, Professore Psicologia sociale, Università Milano-Bicocca
43. Zucali Stefani, Avvocato

sabato 19 marzo 2011

Sottili differenze

Segnalazione di Isabella Bianchi, da "Il Tirreno, cronaca di Pisa" 24 febbraio 2011, pag VI

Lunedì sono stati condannati in primo grado quattro rom che, secondo i giudici, avevano scippato piccole somme a oltre 40mila pisani per un totale di più di due milioni di euro. Le istituzioni, i commercianti, i comitati, la destra, ma anche semplici cittadini, hanno urlato la loro preoccupazione per la sicurezza, il loro sdegno per la paura che alligna tra la gente, il loro allarme per la convivenza civile in città. Come dite? Non avete sentito niente? Già perché non erano rom, sono i quattro potenti membri del vecchio Cda della defunta Cassa di Risparmio di Pisa e il silenzio, come si può constatare, è tombale.

by Tanfucio

venerdì 11 marzo 2011

Deliberazione Consiglio Provinciale di Potenza del 9 marzo 2011

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

In memoria di Eva, Danchiu, Mengji, Tutsa, Raul, Fernando, Sebastian, Patrizia e per Giulia che ancora vive.

Nella notte fra il 10 e l'11 agosto del 2007, quattro bambini, Eva (10 anni), Danchiu (8 anni) e Mengji (4 anni) e Lenuca "Tutsa" (6 anni), bruciarono vivi sotto un cavalcavia alla periferia di Livorno. Eva e Mengji erano sordomuti. Si disse mai più.

Domenica 6 febbraio 2011, quattro bambini, Raul (4 anni), Fernando (5 anni), Sebastian (11 anni) e Patrizia (8 anni), perdevano la vita nel tragico incendio di uno dei tanti "non luoghi" della periferia romana. Raul e Fernando erano sordomuti.

Sono molti i bambini Rom, presenti sul territorio italiano che, giorno dopo giorno, rischiano la vita per il freddo, gli incendi e le malattie, e rischiano il proprio futuro, come Giulia (6 anni), che ogni volta che vede un Vigile si fa la pipì addosso, che negli ultimi mesi a Milano ha subito 15 sgomberi, ed oggi vive "nascosta" ma non ha rinunciato alla Scuola, l'unico luogo che le consente di sentirsi "bambina".

Nell'Italia dei nostri giorni, la "disperazione" si è fatta "uomo", la "povertà" è divenuta "clandestina" e sopravvive nelle miserie dei campi Rom.

Tutto ciò premesso

IL CONSIGLIO PROVINCIALE

nel ricordare la tragica morte di Eva, Danchiu, Mengji, Tutsa, Raul, Fernando, Sebastian, Patrizia e per Giulia che ancora vive

DELIBERA

di dare mandato al Presidente della Provincia ed all'Assessore alle Politiche Sociali, Pace ed Immigrazione, affinché si rendano portavoce presso la Presidenza della Repubblica, del profondo sconcerto di questo Consiglio Provinciale;

- per sollecitare reali politiche di sostegno alla povertà, ripartendo dalle miserie dei campi Rom, dando voce e speranza a queste persone, che oggi non hanno rappresentanza;

- per l'attuazione di un Piano Nazionale, che superi gli egoismi locali, la cui gestione non potrà essere demandata alle sole Amministrazioni Comunali né, tantomeno, delegata al variegato mondo del "volontariato", ritrovando il sano protagonismo delle Istituzioni attraverso l'attivazione, su base provinciale, di strumenti di concertazione tra Università, Scuole di ogni ordine e grado, Presidi Sanitari, Consultori Familiari, Uffici del lavoro, al lato delle Famiglie, tutti insieme, per superare la triste logica dei "campi";

- per ricordare nella "Giornata della Memoria", istituita ai sensi della Legge 20 luglio 2000, n. 211, la persecuzione su base razziale, il Porrajmos (divoramento), subita dai Cittadini italiani e stranieri appartenenti alle minoranze Sinte e Rom;

- per sostenere l'inclusione della lingua "Sinta e Romanes", in tutte le sue accezioni, nel patrimonio di tutela delle minoranze linguistiche storiche ai sensi della Legge 15 dicembre 1999, n. 482;

- per riconoscere i diritti negati ai profughi dei Balcani e per dare cittadinanza alle migliaia di minori nati in Italia;

- per ridare luce alla nostra Costituzione, laddove riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e stabilisce che, noi tutti, abbiamo pari dignità sociale senza distinzioni di sesso, religione o razza, nel caldo delle nostre case o al freddo di un accampamento Rom.

giovedì 3 marzo 2011

Comunicato stampa FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME

Assemblea del 2 marzo 2011, Brescia

La Federazione riunisce e coordina ventidue associazioni rom e sinte presenti in tutta l’Italia. La federazione è riconosciuta dal Governo italiano e dalla Presidenza della Repubblica. L’incontro di oggi è stato organizzato per discutere e verificare il lavoro svolto nel 2010 e decidere le prossime iniziative e i prossimi impegni della federazione.

I presidenti delle associazioni hanno plaudito al lavoro svolto nella Campagna Dosta!, promossa dal Consiglio d’Europa e dal Dipartimento per le pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. La federazione ha realizzato incontri, concerti, spettacoli teatrali, manifestazioni, dibattiti, mostre fotografiche e tanto altro in diverse Città italiane, quali: Milano, Bolzano, Mantova, Brescia, Prato, Rimini, Piacenza, Vicenza, Bari… A Venezia grazie al lavoro della federazione nella Campagna Dosta! è stato costituito l’Osservatorio sulle discriminazione con il supporto del Comune di Venezia e dell’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale del Ministero delle Pari Opportunità.

La federazione ha poi partecipato a diverse iniziative istituzionali, quale la commemorazione del Giorno della Memoria al Quirinale su invito diretto del Presidente Napolitano.

L’Agenzia europea contro il razzismo (FRA) ha scelto la federazione come suo partner per l’Italia per realizzare in tutta l’Italia una ricerca sul livello di razzismo percepito e vissuto da sinti e rom. Saranno effettuate, entro maggio 2011, mille interviste a rom e sinti in tutto il Paese.

Inoltre, il Dipartimento di Stato americano ha invitato la Vice Presidente della federazione Dijana Pavlovic a Washington per discutere sul razzismo e sulle discriminazioni vissute da sinti e rom in Italia.

La federazione ha fissato la propria assemblea elettiva del 2011 in cui verrà eletto il nuovo consigli direttivo. I Consiglieri della Federazione hanno discusso le motivazioni che hanno portato il Presidente Radames Gabrieli a dimettersi. Dopo un confronto serrato tra tutti i Consiglieri e il Presidente dimissionario, il Consiglio direttivo ha respinto all’unanimità le dimissioni.

La federazione è estremamente preoccupata per le notizie drammatiche che giungono da tutta l’Italia. Ringraziamo il Presidente della Repubblica per le parole espresse dopo la morte di quattro bambini rom a Roma. Chiediamo al Governo italiano di dare una svolta alle politiche fin qui messe in atto, uscendo dalla logica sicuritaria e affermando il riconoscimento dello status di minoranze linguistiche a tutti i sinti e i rom e mettendo in campo serie politiche per il lavoro e per la casa. Chiediamo al Ministero del Welfare di fissare un incontro per studiare un piano nazionale.

La federazione ha discusso a lungo sulla grave situazione dei sinti e dei rom a Brescia che si trascina da alcuni anni. Dopo la vicenda accaduta il 14 febbraio nel campo sinti di via Orzinuovi 108 di Brescia la federazione a deciso di intervenire per contrastare il provvedimento del Comune di Brescia che intende spostare tre famiglie sinte nel villaggio per l’emergenza abitativa.
Contrastiamo questa decisione per questi motivi:
1) Le famiglie che vivono oggi nel villaggio di Borgo Satollo sono in una situazione di grave sovraffollamento che pregiudica la situazione igienico sanitaria dello stesso villaggio, sarebbe quindi doveroso che le tre casette siano assegnate alle famiglie numerose che già vivono nel villaggio;
2) Le famiglie sinte in questi anni hanno investito risorse importanti per comprarsi autonomamente un’abitazione (case mobili) senza chiedere assistenza al Comune;
3) Le famiglie sono pronte ad impegnarsi per sottoscrivere dei mutui per l’acquisto di terreni dove ogni famiglia può vivere in pace, questo progetto si è fermato dopo che il Comune Brescia non si è impegnato per risolvere il contrasto politico amministrativo con il Comune di Guidizzolo (MN), lasciando cadere la possibilità che quattro famiglie potessero trovare una soluzione seria e soddisfacente.

L’azione del Comune di Brescia il 14 febbraio, togliere l’energia elettrica a tutte le famiglie sinte, è stato un provvedimento barbaro e medioevale che ha messo a repentaglio la vita di due bambini. Una gravissima forma di discriminazione.

La federazione organizzerà una manifestazione a Brescia in cui presenterà alla Città proposte serie per risolvere il problema abitativo vissuto dalle famiglie sinte e rom. Chiediamo a tutte le associazioni, a tutte le organizzazioni e a tutta la società civile di partecipare all’organizzazione della manifestazione.

mercoledì 2 marzo 2011

Come funziona MATRIX

"Una ventata di ottimismo" da Orhan Tahir S - (

1. Crei una OnG perché vuoi cambiare la situazione nel tuo paese.

2. Contatti un'Organizzazione Donatrice e quelle gentili persone ti dicono "Dacci un progetto".

3. Elabori il progetto, secondo le richieste del Donatore.

4. In realtà dai informazioni al Donatore - qual è la situazione nella tua città, quanti Rom vivono là e, la cosa più importante - COSA HAI IN MENTE, COSA VUOI FARE, SEI PERICOLOSO, PUOI FARE UNA RIVOLUZIONE DOMANI?

5. Se vedono che puoi essere pericoloso ti danno i soldi, e ti rendono dipendente.

6. Dopo 5, 6, 8 o 10 anni COMPRENDI che questo sistema NON FUNZIONA, CON I TUOI PROGETTI NON PUOI CAMBIARE NIENTE! VEDI CHE TI USANO.

7. Provi a cercarti un altro lavoro, vuoi indipendenza, ma non hai mai fatto altro, in tutta la tua vita hai fatto PROGETTI e non hai esperienze professionali in altri campi. Conosci soltanto parole come: "Integrazione", "Inclusione", "Discriminazione", "Povertà", "Piattaforma", "Decennio", bla, bla, bla...

8. Alla fine pensi di non aver altra possibilità se non di lavorare in Matrix, anche se tu Matrix la odi. Sai che non puoi cambiare niente. Hai bisogno di fare ciò che ti dice la "brava gente". Questa brava gente si occupa dei Rom, loro sanno meglio cos'hanno bisogno i Rom.

9. Tu sei parte dell'Ipocrisia e sviluppi politiche che rendono la tua comunità più dipendente dai Donatori, dalla UE e dai Fondi Governativi. Quindi sei uno strumento nelle loro mani. Gli piaci perché sei il loro Animale da Laboratorio.

10. NON PUOI FARE LA RIVOLUZIONE PERCHE' LA GENTE ATTORNO A TE VUOLE I SOLDI ED HA SUBITO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO.

Alla fine scopri che alcuni non-Rom nel tuo paese sono diventati molto ricchi, perché hanno usato le informazioni dai tuoi progetti per scrivere rapporti e proporre politiche. Sono consulenti ben pagati ed invitati dappertutto. Poi scopri che qualcuno di loro lavora per i Servizi Segreti ed i Donatori lo sanno molto bene.

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NOTA PERSONALE: Questo è un estremo della corda, l'altro era descritto qui:

http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=138 alcuni anni fa.

Se la corda è tesa, a fatica ci si può camminare in equilibrio. Se i due punti si avvicinano e si confondono, allora si cade.

martedì 1 marzo 2011

Finalmente online l'antologia di Savorengo Ker. Buona visione!



Savorengo Ker (che in lingua Romanés significa “la casa di tutti”) è un progetto sperimentale di costruzione partecipata realizzato nell’ex campo rom Casilino 900. È la storia di un’idea semplice e coraggiosa, divenuta il simbolo di emancipazione di una comunità emarginata. Il progetto è stato ospitato alla Biennale di Architettura di Venezia, è stato visitato da numerosi parlamentari europei, recensito dalla stampa internazionale e dibattuto nelle accademie di mezzo mondo, ma a Roma, dove la casa è stata costruita e presentata, ha incontrato solo ostilità e inutili polemiche. Ora quella casa non c’è più.

Regia di FABRIZIO BONI e GIORGIO DE FINIS
Una produzione IN IRIDE SFOGGIO 2009
Con il sostegno di STALKER/ON e DIPSU (Dip. di Studi Urbani Università di Roma Tre)
In collaborazione con XI MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA DELLA BIENNALE DI VENEZIA e TRIENNALE DI MILANO
Fotografia di DONATELLO CONTI e BEPPE DE LUCIA
Montaggio e grafica di DANIEL MARK MILLER
Operatori di ripresa MARCO GENTILI, FREDIANO IRACI SARERI
Musiche di CRISTINA BARZI E OFFICINA NOMADE, CESARE BOTTA, ANGELO LOSASSO
Mixage ARTEPOINT
Foto di gruppo a cura di GIORGIO DE FINIS
Stampe originali ROLANDO CORSETTI
Durata 55 MIN
Colore – HDV

Si ringraziano GLI ABITANTI DI CASILINO 900 – i direttori dei lavori MIRSAD SEJDOVIC, HAKJA HUSOVIC, BAYRAM HASIMI, NENAD SEJDOVIC, KLEJ SALKANOVIC IL COORDINATORE NAJO ADZOVIC – il gruppo di lavoro DEJAN DEVOVIC, SALTAN ADZOVIC, RUDIJA SEJDOVIC, TONY ADZOVIC, ANTONIO SALKANOVIC, VEZIR SALKANOVIC, GORAN SEJDOVIC, JANEZ SALKANOVIC, SAMI ALIJA, FRANCESCO CARERI, LORENZO ROMITO, AZZURRA MUZZONIGRO, ILARIA VASDEKI, ALDO INNOCENZI, PAOLO BRUSCHI, BEVERLY PIERSOL, ANDREA VALENTINI, MICHELE CARPANI, GIUSEPPE PUNZO, RICCARDO ALBANI, PASCAL HENTSCHEL, SILVIA SCALDAFERRO, SANDRA PIA PIACENTINO, CAMILLA SANGUINETI, RENZO SGOLACCHIA, BARBARA DOVARCH – i fotografi SIMONA CALEO, MAX INTRISANO, MASSIMO PERCOSSI, FABRIZIO PANTINI- GIORGIO PICCINATO - MARCO BRAZZODURO - FRANCESCO GAROFALO - MAURO MASI.

Si ringraziano inoltre il VII Municipio di Roma, l’Associazione Nova Vita, il Pontificio Seminario Romano, il Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni del Policlinico di Tor Vergata, il Dipartimento di Scienze Demografiche dell’Università di Roma La Sapienza, la Cooperativa Ermes, la Comunità di Sant' Egidio, la Cooperativa Sociale Assalto al Cielo, TAB Studio, Energetica Coop Soc.

Savorengo Ker è stata realizzata con i fondi della ricerca “Nomadismo e città. Abitare informale, campi rom e ricoveri occasionali, letti attraverso le pratiche e le esperienze dell'arte pubblica” del DIPSU – Dipartimento di Studi Urbani dell'Università di Roma Tre.

giovedì 10 febbraio 2011

Reggio Emilia: Comunicato Stampa + Iniziativa Pubblica Ven 11 Febbraio

Comunicato Stampa - Reggio Emilia 10 Febbraio 2011

Ancora una volta vogliamo dire DOSTA! (basta!) alla campagna contro i sinti e rom. Noi siamo continuamente indicati come un pericolo da combattere o disgraziati da compatire, noi vogliamo vivere con dignità. Siamo tutti cittadini europei ma, i contributi arrivati dall’Europa per l’integrazione e l’emancipazione, in Italia sono spesi per gli sgomberi, per rendere la vita impossibile alle famiglie e la morte possibile ai bambini.

I sinti e rom di Reggio Emilia, proprio mentre si celebrava il giorno della memoria, sono stati presentati alla città come un peso economico di cui disfarsi. Mentre eravamo intenti a ricordare il campo di concentramento di Prignano sulla Secchia, dove sono stati mandati i nostri parenti durante la dittatura, sui giornali si polemizzava sulle spese di manutenzione dei cinque campi cittadini, piccoli quartieri in cui siamo costretti a vivere ai margini della città. Le immagini dei campi romani attrezzati, trasmesse delle televisioni, mostravano uomini e donne in gabbia e questo é umiliante. Siamo sempre stati un facile obiettivo per attacchi di qualunque tipo, la nostra storia è una sequenza di persecuzioni e discriminazioni. Per la nostra sofferenza non c’è rispetto e neanche riconoscimento: non rientriamo neppure nelle categorie dei perseguitati, perché non siamo stati imprigionati per motivi politici.

Il nostro dolore è grande per quanto è accaduto a Roma ma anche per tutto quello che sta accadendo in questi anni, in cui siamo tornati ad essere un bersaglio fin troppo facile.

Vogliamo invitare chi ci attacca continuamente e semina odio ad incontrarci, noi non odiamo nessuno, vogliamo combattere l’ignoranza di chi non ci conosce e non sa in che condizioni viviamo. Invitiamo i cittadini a venirci a trovare, a parlare con noi, a combattere i soliti pregiudizi, invitiamo la politica che ci vuole emarginati a prendersi le proprie responsabilità, a venire nei campi prima e non dopo che sono successe disgrazie.

Quelli che ci ritengono un peso, devono avere l’onestà e il coraggio di guardarci in faccia, incontrarci e confrontarsi con noi, li abbiamo invitati più volte e, come cittadini, abbiamo diritto a una risposta. Tutta la città si deve chiedere perché gli ebrei non vivono più nei ghetti, ma nel 2011, gli zingari vivono ancora concentrati nei campi!

VENERDÌ 11 FEBBRAIO ORE 18.30
INVITIAMO TUTTA LA CITTADINANZA,
L'AMMINISTRAZIONE, LE FORZE POLITICHE E SOCIALI, I GIORNALISTI A UNA GRANDE INIZIATIVA PUBBLICA PRESSO IL CAMPO DI VIA GRAMSCI – BAGNOLO IN PIANO

ASSOCIAZIONE THEM ROMANÓ
COMITATO NOPACCHETTOSICUREZZA
FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME
federazioneromsinti.re@gmail.com

mercoledì 9 febbraio 2011

Giovedi h 18 Campidoglio - BASTA CAMPI BASTA MORTI INNOCENTI




Il 6 febbraio 2011 non sono morti quattro bambini rom, sono stati uccisi.

Sono stati uccisi da anni di colpevole emarginazione delle popolazioni rom, dalla politica degli sgomberi, da quella dei campi nomadi, da un’emergenza che sembra infinita, dai milioni di euro spesi nel tanto decantato Piano Nomadi, dalla scelta criminogena di affrontare le questioni sociali in termini di ordine pubblico.

Neanche era stato spento il rogo che il sindaco della Capitale si era già permesso di alzare la voce per avere ancora più soldi e poteri speciali al fine di mettere in mezzo alla strada, o in invivibili container, centinaia di persone “colpevoli” di essere rom. Al sindaco non sono bastati due anni di poteri speciali, i 30 milioni di euro pubblici stanziati annualmente per “l’emergenza”, la videosorveglianza h24, gli inutili censimenti, le campagne elettorali incentrate sull’intolleranza e i campi-lager fuori dal GRA. Vuole di più!

Cerca ulteriori consensi per perpetrare politiche discriminatorie, per allestire nuove tendopoli e campi attrezzati invece che lavorare all'unica soluzione degna possibile: una casa anche per i rom.

L'atteggiamento dell'amministrazione Alemanno è grottesco, oltre che pericoloso. Sono state deliberatamente ignorati i rilievi e i richiami internazionali, inascoltata la denuncia di Amnesty International e a nulla sono valsi i dossier di importanti associazioni che si sono espresse contro il Piano Nomadi. Gli aiuti, i poteri e i soldi il sindaco li ha avuti e il frutto sono anche queste 4 vittime innocenti.

Crediamo quindi che sia necessario scendere in piazza e andare sotto il palazzo del governo di questa città per denunciare, con profonda e consapevole decisione, questa politica discriminatoria, inadeguata e inefficace, da oggi infanticida.

Chiamiamo a raccolta tutta la società civile, uomini, donne e bambini, italiani e migranti, rom e gadgè, per esprime la dovuta solidarietà alla comunità rom romena e chiedere a gran voce:

La fine di morti innocenti a causa di colpevoli improvvisazioni segregative, spacciate per politiche

L’immediata interruzione del fallito Piano Nomadi

Le necessarie sostiuzioni dei responsabili di queste politiche

L’avvio di un percorso di reale superamento della pluridecennale politica dei campi nomadi che genera insicurezza, discriminazione, segregazione

L’immediata soluzione, con relativa messa in sicurezza, di tutti quei contesti spontanei e invivibili ove sono costrette centinaia di persone a Roma, senza luce né acqua né servizi

Il rispetto della legislazione internazionale, in particolare in materia di rom e di sgomberi

L’avvio di politiche capaci di garantire il diritto all’abitare a quanti oggi, migranti e non, rom e gadgè, vivono la drammatica emergenza abitativa di questa città, ricorrendo al riconoscimento dei percorsi di auto-recupero urbano e utilizzando il patrimonio pubblico in dismissione invertendo radicalmente la politica di privatizzazione e di sperperi di questa amministrazione


CONTRO IL PIANO NOMADI

PER IL DIRITTO ALLA CASA

in Piazza del Campidoglio

Giovedì 10 febbraio 2011 - ore 18

Comitato Ex Casilino 900 del Montenegro, Kosovo e Macedonia - Rom e Romnì di Metropoliz – Rom e Romnì di via dei Cluniacensi – Rom e Romnì di via Amarilli - Rom e Romnì di Salone del Montenegro - ARCI di Roma - Popica Onlus - Stalker – Associazione 21 Luglio - Blocchi Precari Metropolitani - Osservatorio Antirazzista Territoriale Pigneto/Prenestino - Lunaria – A.R.P.J. Tetto Onlus – CSOA Ex Snia - FOCUS Casa dei Diritti Sociali – Funzione Pubblica CGIL Roma e Lazio - Gruppo di ricerca "nomadismo e città" del Dipartimento di Studi Urbani dell'Università di Roma Tre – Assalti Frontali – Antica Sartoria Rom – USB Unione Sindacale di Base – CVX Comunità di Vita Cristiana Roma – Sinistra Ecologia Libertà area metropolitana - Associazione Somebody – Associazione Senza Confine – Lega Missionaria Studenti di Roma – Gianluca Peciola (consigliere provinciale) - Susana Fantino (Presidente Municipio 9) - Partito della Rifondazione Comunista Roma - Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa - Cipax - Partida Romilor - Cooperativa Bosnia Erzegovina – Forum Immigrazione PD Roma - Sinistra Critica Roma - Associazione A buon diritto - Unione Inquilini - Fabbrica Prenestina - Centro Culturale G. Morandi - CGIL Camera del Lavoro Roma Sud


Per adesioni: bastacampi@yahoo.it

sabato 29 gennaio 2011

Dio era una zingaro (forse)

Premessa: non pretendo che sia chiaro tutto ciò che scriverò, ma concentratevi sulle foto e forse capirete.

Ho in mente il giorno della Memoria appena passato, ci ho fatto il callo: per qualche settimana i giornali (per non parlare delle anime belle su Facebook e dintorni) riscoprono le "vittime" di una storia accaduta 70 anni fa. Tutti a mostrarsi "democratici" (e possibilmente carini) perché questa memoria non vada persa, almeno un giorno all'anno.

Ma il resto dell'anno è un tritacarne sociale continuo, che vede all'opera nuovi aguzzini e (come allora) altri (tanti) che sempre fanno finta di non vedere, come se la violenza non riguardasse delle persone, ma ancora dei "sotto-uomini".

Ho in mente la violenza degli sgomberi, le baracche distrutte dai bulldozer, i bambini allontanati dalle scuole... e poi resiste un'altra violenza, meno fisica ma descritta ampliamente in tante testimonianze dai campi di concentramento: volere annientare moralmente una persona.

Arriviamo alle foto, quindi. Sono quello che resta di un campo che era vivibile e vivace. E di una piccola cappella, che era stata voluta e costruita materialmente da chi il campo lo abitava.

Così le parole di Jovica Jovic, lo scorso 13 luglio: "avevo ottenuto il permesso per costruirla, ed ero felice. Era stata benedetta da otto parrocchie della zona e da un sacerdote ortodosso della Croazia. Una chiesa aperta a tutte le religioni, per distruggere il male col bene. Ce l'ho fatta ed ha avuto una caduta positiva nel campo. Adesso non riesco a farmene una ragione, che vogliano mandarci via e al posto della nostra chiesa mettere la quinta discarica di Rho! E' una grave offesa a Dio e agli uomini..." Rileggetevi tutta la storia.

Mentre crescevano le voci di chi al posto del campo voleva costruire una discarica ("Discarica più etnia è uguale a pulizia etnica."), io da ateo avevo l'impressione che Jovica fosse più offeso da quella mancanza di rispetto verso i suoi profondi sentimenti religiosi, che dalla minaccia dell'ennesimo sgombero.

Forse perché uno sgombero è solo la dimostrazione di chi ha la forza, ma i sentimenti sono quelli che ci legano tutti come persone appartenenti ad un unico mondo.

Lo sgombero è avvenuto (resta solo la magra soddisfazione, che poco dopo anche il sindaco "cattolico" Zucchetti è stato sgomberato dalla sua carica), ma lo sguardo di Jovica, tornato dal suo personale viaggio della memoria, voglio che non ci abbandoni.

E che ci restino in mente anche il capannone ritratto nella prima immagine, il terreno brullo che vediamo, perché PROPRIO IN QUESTI GIORNI, sono quanto di più simile e vicino abbiamo alle foto di Auschwitz d'inverno.

Gli anni NON sono passati, ce lo ricordano queste cronache dalla Serbia e da Arezzo di 10 giorni fa.

Il campo di Rho, la sua chiesetta, gli amici e la gioia, ricordiamoli con le foto di un anno fa.

Grazie ad Ivana Kerecki e Cristina Simen per la collaborazione. Chi volesse, può richiedermi le foto in formato originale, scrivendo a info@sivola.net

sabato 22 gennaio 2011

Una famiglia si racconta

Circa due mesi fa ho conosciuto Davide Castronovo, coordinatore del presidio sociale presso il campo sosta di via Chiesa Rossa. E' seguita il mese scorso una visita al campo, e l'ultimo fine settimana ci siamo ritrovati con la famiglia Frosh per una chiacchierata, a cui ha collaborato anche Davide.

Da subito si sono mostrati interessati a questo blog e alle notizie che pubblico. Mi fanno vedere un computer portatile. Si collegano a internet con la chiavetta.

Alex (30 anni): Perché la rete telefonica non funziona mai. Ci sono delle capocchie sigillate, come a Venezia, ma sono sempre allagate lo stesso.

Quando è nato il campo c'erano l'ing. Luigi Pagnoni, il dottor Prina e Carlo Cuomo, ma c'erano solo le piazzole, la strada era già asfaltata.

Abbiamo chiesto la linea telefonica e ci hanno risposto: "Ma volete anche il telefono??" (ride)

Giuliano (suo padre): La nostra lingua è romanés harvato, istriano, tutto misto.

Siamo arrivati a Milano nel 1968, eravamo in via Negrotto, che è stato il primo campo a Milano. Poi siamo andati, abusivamente, in via Castellamare, ed infine in via Giovanni Fattori dal 1978. Sempre nella stessa zona.

Alex: Fino al 20/2/2000, quello lo ricordo bene.

Giuliano: Quando siamo arrivati, lì c'era una discarica, abbiamo spianato, buttato la ghiaia, e poi andavamo in comune a chiedere di darci l'acqua e la luce. Aprivamo un tombino e si prendeva l'acqua, ho preso anche una denuncia per questo...

Dopo 20 anni ci hanno dato una fontana e un allaccio volante per tutti. L'acqua arrivava col contagocce.

Eravamo circa 160.

Nel 1968 il comune aveva aperto una specie di cantiere solo per i nomadi, all'epoca davano 500 lire al giorno. Abbiamo sistemato la Montagnetta, giardini, tagliato l'erba, e poi i marciapiedi in Bovisa, a Quarto Oggiaro e in via Console Marcello.

Lavoravamo un po' tutti, il problema è che tra noi si parlava nel nostro dialetto e la gente ci identificava come zingari, anche se non facevamo niente di male. Questo succede anche oggi.

E poi allora c'era una cooperativa, veniva al campo per l'ingaggio e ci davano dei soldi, in nero, naturalmente. Io ho lavorato con loro anche se ero minorenne. Era meglio di adesso, perché allora c'era lavoro per tutti.

Allora volevamo veramente integrarci, ma non ci siamo mai riusciti. Quando si scopriva che eravamo rom, le ditte ci mandavano via. Ho lavorato alla ESSO e col caposquadra non c'erano problemi, ma il direttore aveva un po' di pregiudizi quando ha scoperto dove abitavamo.

Insomma, si lavorava col comune ed in nero con qualche cooperativa.

Non vi sentite isolati a vivere qui lontano da tutti?

Alex: Integrazione: ormai siamo più che integrati.

Ti posso dire che è una scelta di vita. Mia sorella ha provato a vivere in appartamento assieme al suo ragazzo, ma c'erano tanti problemi con la madre di questo ragazzo. Allora sono tornati qua tutti e due. Quello che sei non lo puoi cambiare.

I vicini non ci accettano. Un'altra mia sorella ha preso un appartamento in affitto, lei a vederla non sembra rom; è andato tutto bene le prime due settimane. Ma i bambini giocavano sulle scale, e naturalmente facevano rumore e parlavano la nostra lingua. Ci sono stati reclami all'amministratore. La cosa è andata per quattro mesi. Poi sono andati via per evitare grane.

Giuliano: Noi non volevamo venir qui da Palizzi Fattori. Noi non volevamo e la gente qui attorno nemmeno.

Quindi giovani e anziani la pensano nella stessa maniera?

Giuliano: Quando siamo arrivati qua, volevano costruire una scuola dentro il campo, solo per Rom. Quella sarebbe stato un vero ghetto. Invece i bambini per fortuna vanno alla scuola normale, c'è uno di noi per classe.

Un giovane può sempre cambiare, io non ce la farei mai, chiuso in casa è come stare a san Vittore.

Ad esempio, siamo abituati a parlare a voce alta, e questo non lo sopportano.

Il campo ha sempre avuto casette simili?

Giuliano: Per le case il comune ha dato permesso di costruire senza fondamenta, sono le case che avevamo in Palizzi Fattori e il comune le ha portate di qua. La mia casa ad esempio è a moduli. Allora ci hanno dato 8 milioni per la buonuscita, e chi doveva trasportare la casa ha pagato di tasca sua.

Alex: I bagni invece li ha fatti il comune. Noi abbiamo fatto tutto il resto, ad esempio abbiamo piantato gli alberi. I bagni sono dei container e valgono niente.

Secondo voi, di che lavori avrebbe bisogno il campo?

Alex: Il lavoro più urgente sarebbe di rifare tutti i bagni. Dare un'occhiata alla fognatura, perché la manica del depuratore non funziona.

Davide: La vasca è troppo bassa e piccola.

Alex: La pavimentazione è tutta da rifare.

I contatori sono isolati in una colonna all'ingresso del campo: da un lato va bene perché non portano via spazio nella piazzola, ma dall'altro chiunque può staccarli o manometterli, e i pozzetti sono sempre sott'acqua.

E poi abbiamo il problema di una casa che il comune ha abbattuto ad agosto, e le macerie sono ancora lì.

Comunque, ho girato tanti campi a Milano e anche a Saronno e Varese, ma il migliore che ho visto è questo. E' stato qui anche un rom francese, e anche lui la pensa così.

Davide: I lavori di ristrutturazione dovrebbero riguardare le fognature e gli allacciamenti del gas.

Poi è previsto un rimpicciolimento del campo sulla base delle famiglie che sono state allontanate e di quelle che hanno deciso di uscire dal campo. Il comune ha messo a disposizione pochi strumenti, contraddittori tra loro..

Siete in 150/160 persone. Tra di voi ci sono problemi di convivenza?

Alex: Siamo divisi in famiglie, con qualcuna si può convivere, con altre è impossibile. E' una guerra continua, e poi naturalmente c'è omertà

Ti faccio un esempio: se io mi spostassi sulla piazzola sgomberata ad agosto dal comune, la famiglia che prima era lì lo considererebbe un affronto.

Davide: Questo dovrebbe diventare un campo di transito, dove rimanere al massimo 3 anni (dal 2008, quindi il termine scadrebbe adesso). Ma ci sono le elezioni, e non si sa come andrà a finire il tutto.

Il problema degli spazi vuoti può diventare esplosivo, ci vuole capacità di mediazione. Ad esempio, c'è una signora che è in mezzo alla strada con la sua roulotte, non vuole ritornare sulla sua piazzola perché lì è morto suo marito.

Alex: Ho paura che il comune ci dica: o vai su questa piazzola, o finisci in mezzo alla strada.

Ho sempre l'idea che il comune non prenda mai decisioni definitive. Ad esempio, qua ci sono le telecamere a circuito chiuso?

Giuliano: No. Abbiamo detto che è una questione di privacy (ride).

Davide: Metterle era nella intenzioni della prefettura e del ministero degli interni.

Abbiamo approfittato del momento particolare: la Moioli si scornava con De Corato; i vigili urbani litigavano con De Corato perché ogni giorno c'erano sgomberi... gli abitanti, anche grazie al confronto con la cooperativa, sono stati bravi a organizzarsi come interlocutori della forza pubblica.

Inoltre c'era stato da poco l'abbattimento della casa e probabilmente il comune voleva recuperare il rapporto col resto del campo.

Alex: Rimangono le telecamere sulla strada, ma quelle ci sono in tutta Milano.

Cosa vi aspettate dalle prossime elezioni?

Alex: Ho idea che chiunque ci sarà, per noi le cose non cambieranno.

Se qualcuno si mette a parlare bene dei campi e dei sinti, chi ti vota più?

venerdì 7 gennaio 2011

Seconda missiva al sindaco di Sesto Fiorentino

Sui recenti eventi a Sesto Fiorentino (leggi QUI e QUI) segnalo questa lettera di Franco Marchi

Egregio sindaco Gianassi,

Ho letto con piacere la missiva inviata a don Alessandro Santoro (leggi QUI ndr).
Le avevo scritto un altro messaggio, e penso che ne abbia ricevuti molti e che non possa rispondere a tutti, considero quanto scrive a don Alessandro come una risposta a me e ad altri che le hanno scritto. Ed altri leggeranno la mia missiva a Lei per semplificare le comunicazioni, cosa che so che è cosa alla quale Lei tiene per come vedo che ha organizzato e razionalizzato la stessa.

Come le scrivevo ho letto la sua breve biografia sul sito del comune e non le nascondo che mi piace. E proprio per questo, in questa missiva che leggerà la sua segreteria sarò franco e spero conciso.

Trovo una sorta di affanno nel leggerla. Un affanno che forse nasce dal fatto che dal 1990 i trasferimenti agli enti locali territoriali sono in continuo calo e per un amministratore che desidera amministrare in forma corretta è fonte sia di ansia sia di limiti che a volte possono costringere a delle scelte nel destinare le risorse.

A Quaracchi non può e non deve vivere nessuno, sottoscrivo questa sua affermazione, ma lo sgombero senza alternative porta a conseguenze gravi ed immediate in chi ci abita e che ritiene che essa sia la miglior soluzione possibile. Come Lei sa nella piccola comunità vivono anche bambini, anziani e malati che hanno diritti in quanto persone, riconosciuti da leggi europee ed italiane. Ho letto su un foglio elettronico locale interventi di suoi elettori che descrivono la piccola comunità come "difficile", ma fatta di persone che hanno diritti. Condivido quanto hanno scritto, e Le ricordo che le soluzioni e le risorse non devono essere solo del suo comune, ma, il problema deve essere affrontato con il grande comune sul confine, Firenze, e altri soggetti pubblici e gruppi di volontariato. Si lamenta che Sesto è stato lasciato solo ad affrontare gravi problemi, ma adesso che Quaracchi è esploso come problema, penso che possa avere la forza di risolvere l'emergenza attraverso la sua lunga esperienza e i valori che l'hanno portato in politica. Non diventi un nuovo De Corato toscano, ma segua la tradizione della sua terra che fra le molte cose fu il primo stato, come Granducato, che abolì la pena di morte e che fu con un suo conterraneo, Filippo Mazzei, l'ispiratore della parte più bella della costituzione statunitense, ovvero il diritto alla felicità.

Come scrivevo prima non è la crisi economica che taglia le gambe agli enti locali ma la scelta di ridurre i trasferimenti dal 1990 da parte di tutti i governi che si sono susseguiti. Lei scrive:
"Non si tratta di cinismo, ma di responsabilità. Cinici sono tutti quanti ritengono si debba fare tutto per tutti." e anche "A loro, come a tutti i cittadini di Sesto devo il mio impegno prioritario, senza distinzione né di razza né di etnia."
Mi permetta di contraddirla su due punti. Gli stranieri come gli italiani sono cittadini di Sesto, pagano tasse e gli stranieri comunitari possono votare e venire eletti. La comunità non deve essere divisa fra gli uni e gli altri. Lei oltre che persone amministra un territorio con le sue caratteristiche e i suoi problemi.

Scrive anche: "Purtroppo io non ho soluzioni". Credo che convenga con me che le soluzioni vadano cercate, e a volte con difficoltà, senza accettare una soluzione, quella di adesso, che peggiora e di molto le condizioni di un gruppo di persone. Riunisca intorno ad un tavolo amministratori, con le loro frustrazioni per non poter dare alcune risposte, e associazioni con i loro sogni. È probabile che ci si possa avvicinare alla miglior soluzione possibile, e chi non verrà a quel tavolo convocato da Lei se ne assume le responsabilità. Porti ad un livello collettivo quello che sente come sua responsabilità il dover scegliere fra creare o tagliare.

Concludo dicendo che mi ha fatto sorridere quando ha scritto: "Capisco anche come sia più facile e di maggior colore, e certo di maggior risonanza, attaccare un Sindaco radicato nei valori della sinistra piuttosto che i rappresentanti del Governo, ma io mi assumo, e per intero, soltanto le responsabilità che ho..."
I comportamenti più discriminanti sono fatti da amministratori del centrodestra, una minoranza del centrosinistra, però, non è da meno. A Padova un paio di anni fa alcuni consiglieri del PD, uno comunale ed altri circoscrizionali, organizzarono una raccolta di firme contro i rom, in poche ore smisero dopo l'intervento del sindaco Zanonato. Non abbia timori, non è più facile attaccare un sindaco di sinistra, per me è sicuramente più difficile perché penso ai tanti che si assumono oneri nel rapporto con alcuni cittadini che pochi, anche nel centrodestra fanno.

La prego pertanto a non credere che non vi siano soluzioni.

franco marchi