sabato 27 luglio 2013

Gli indignati al pastis

Amo i francesi perché dietro la loro boria e sciovinismo, si cela la coscienza di essere popolo. E popolo, significa far parte di una comunità, a cui vengono riconosciuti diritti, e non gentili concessioni. Dove il diritto non ha bisogno di essere declinato con l'aggettivo "civile", ma è quasi un comandamento religioso. Ovvio, anche lì i diritti vengono bellamente infranti, ma la cosa difficilmente passa sotto silenzio.

Accade nella terra delle baguettes che un deputato si lasci andare a commenti poco corretti. In Italia la notizia viene ripresa dal Corriere della Sera. Poteva succedere dovunque, ma in quattro e quattr'otto il francese è stato costretto a dimettersi. QUESTA LA DIFFERENZA FONDAMENTALE.
    NOTE A MARGINE
Indignez-vous nasce 3 anni fa come libriccino che presto spopola in Francia. L'autore è un autore tedesco che ne ha viste di tutti di colori.
Il libro vende bene anche da noi, ma rimane il problema di mettere assieme il nostro tradizionale menefreghismo con i valori dell'indignarsi. Paese il nostro di guelfi e ghibellini, metà della popolazione lo ignora, l'altra metà scopre lo slogan INDIGNATEVI, evidentemente lo trova di suo gusto, e da quel momento nessuno ha più avuto scampo: ci si indigna nella chiacchiere da bar, su FB, i siti di petizioni fanno affari, per non parlare dello spam... tanto, tutto resta come prima, visto che i nostri colpevoli hanno pelle (e lacrime) da coccodrilli. MODA. Innocua (e funzionale) che può adattarsi all'antirazzista da tastiera, al legaiolo, alla grande firma da giornale, al grillino che sino a due anni fa era un servetto compiacente, al sinistro che invidia la destra.
Indignarsi: Ingenuamente mi chiedo cosa possa aver detto quel deputato francese di così scandaloso. Niente di differente da quel che pensa (di nascosto) buona parte della popolazione che i Rom li conosce solo attraverso i mezzi di informazione (buoni quelli! Prima istigano e poi scrivono articoli indignati contro il razzismo).
Ci indigniamo perché NON E' BELLO prendersela con degli sfigati a vita (poveriiiini)? O ancora perché NON STA BENE tirare nuovamente in ballo zio Adolfo? O perché "PRIMA VENNERO A PRENDERE GLI ZINGARI..."?
A tutto c'è rimedio, m'hanno sempre insegnato i Rom, vediamo però di capirci:
  1. SFIGATI: Ricordavo all'inizio che neanche la Francia è il paradiso, anzi quanto a razzismo neanche lì si scherza. Come da noi, le radici del razzismo stanno nella legge e nella sua interpretazione. Ad esempio, la legge obbliga i comuni francesi sopra i 5.000 abitanti a predisporre aree attrezzate per accoglienza delle popolazioni vacanti. Buona parte dei comuni interessati preferisce pagare multe salate (siamo in Francia!) piuttosto che rispettare la legge ma inimicarsi i votanti. Ai Rom, alla gens de voyage, non resta quindi che sistemarsi dove e come possibile, preda delle stigmatizzazioni del deputato di turno (di solito MP o FN, ma qualche volta si intrufolano anche i socialisti).
  2. ZIO ADOLFO: Rileggevo una recente lettera aperta dalla Repubblica Ceca. Se lo zietto non è riuscito lui, con tutto l'apparato che aveva a disposizione, a sterminare I ZINGARI, pensate che qualcun altro possa farcela? E come, di grazia? I Francesi, come gli Italiani del resto, l'hanno provato il tallone nazista, e non è che quell'ideologia si è fermata a Rom, Ebrei, oppositori politici o religiosi... Iniziato con qualcuno (l'appetito vien mangiando), ha proseguito fino a volersi pappare l'Europa intera. Secondo voi, è possibile un nazismo democratico e selettivo, che se la prenda con I ZINGARI ma che non tocchi il buon padre di famiglia, timorato di dio e della polizia? Forse dobbiamo ripartire dagli anni '40?
    Altrimenti, da dove si riparte? Vi propongo un esame: in quella frase su Hitler che non sterminò abbastanza zingari, cosa avete inteso? Cosa sareste disposti a tollerare? Cioè: i nazisti avrebbero dovuto sterminare l'etnia (che vivesse in casa o nei carri) e/o chi viveva in determinate condizioni (cioè, indipendentemente dall'etnia, fuori dai nostri canoni)? Capiremmo meglio 1) sin dove saremmo in grado di tollerare (quanto il nazismo può essere accettabile) 2) ci daremmo nel contempo una definizione, magari approssimativa, di cosa NOI intendiamo per zingaro (cosa noi ne conosciamo), senza la quale brancoleremo nella pura accademia, 3) definiti i punti 1 e 2 e NON PRIMA, potremmo forse dedicarci alle possibili soluzioni.
  3. POI VENNERO A PRENDERE...: Non si tratta di difendere (a prescindere) gli insediamenti abusivi, altrimenti la situazione diverrà comunque invivibile per tutti. Ma di riconoscere a chi vi abita gli stessi diritti e lo stesso rispetto di qualsiasi altro cittadino. Perché i diritti (ed il rispetto) o sono di tutti, oppure sono privilegi. E poi per una ragione molto più egoistica: le botte di Genova alla caserma di Bolzaneto, certe cariche di polizia, per non parlare dell'imbarbarimento del linguaggio politico, lo squilibrio dell'informazione sulla Val di Susa, sono anche il risultato di quel "nazismo democratico e selettivo" applicato lontano dai riflettori e dai registratori, in quella terra di nessuno che sono i campi rom. Dato che la sperimentazione ha dato buoni frutti, se non altro a livello di reazione di massa, ecco che la stessa peste può dilagare. SIETE AVVERTITI.
    NOTE FINALI
Martedì scorso a Milano è stato sgomberato il cinema occupato Maestoso.
  1. Non mi interessano tanto le ragioni di quest'operazione, giusta o sbagliata che sia, ma vorrei sapere se le modalità di questo sgombero non debbano preoccupare (stavo per scrivere INDIGNARE) di più un LIBERALE (ammesso che esistano ancora) piuttosto che uno STALINISTA (ammesso che esistano ancora).
  2. Sono solo io a notare che tra uno sgombero "civile" e quello di un campo, non ci sono solo affinità nei metodi, nella "marginalità" dei soggetti coinvolti, ma anche sulle aree coinvolte? Terreni, edifici, abbandonati e tolti al bene comune, di cui qualcuno d'improvviso si riappropria in modalità più o meno ufficiali, più o meno d'emergenza, per ritornare NON LUOGHI a sgombero avvenuto. Sapendo, che ad ogni sgombero segue una nuova occupazione.

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