Campi sì, campi no, e se no: come superarli?
Che tutti dicano di volerli superare, manco fossero novelli Vettel o Alonso, non ci piove (riponete le gomme da bagnato), ma se ne sente parlare da oltre 10 anni, e gli unici risultati in tal senso vengono da quei Rom e Sinti che la casa l'han trovata per conto proprio, infischiandosene delle politiche pubbliche. E si sarebbe potuto ottenere molto di più, se in Italia si fosse legiferato a favore delle micro-aree, o per permettere (dietro adeguati controlli, ma parlare di controlli in questo paese è un sogno) il potersi installare in soluzione familiare su terreno di proprietà.
Italia: non poteva succedere altrimenti in questi paese, che una soluzione provvisoria diventasse di fatto definitiva. Così col tempo, i campi sosta non sono diventati soltanto ghetti fisici e mentali, ma anche argomento su cui costruire clientele economiche e dibattiti politici surreali, ma indispensabili.
Prendo ad esempio le cronache recenti che arrivano da Roma (e Milano non è meglio):
- dopo che il precedente sindaco aveva promesso di smantellare i campi nomadi, è stata adottata la "soluzione" di rifarli (ancora più grandi) ma fuori dal Grande Raccordo Anulare, scaricando la patata bollente dalla periferia alla periferia estrema. Immagino la gioia di chi debba abitare in questi LAGER in mezzo al nulla.
- Cambio di giunta e anche il nuovo sindaco promette di intervenire: "Campi attrezzati dove vivere in dignità", le sue parole.
- Poco dopo la sua elezione, nei campi approntati dalla giunta precedente scoppiano incendi, probabilmente c'è dietro un racket ma nessuno porta le prove, e i Rom iniziano a scappare verso i vecchi insediamenti.
- Pronta la reazione dei trombati della giunta precedente: "Non vorremmo che chi crea disordini si sentisse tutelato dalle politiche attese dalla nuova amministrazione" dice Sveva Belviso. Risponde a stretto giro di posta la controparte politica: "Quanto si sta verificando in queste ore non è che l'effetto della politica di concentramento adottata dalla giunta in questi anni che ha prodotto la convivenza forzata delle diverse comunità all'interno dei campi nomadi", Gianluca Peciola, capogruppo SEL in Campidoglio.
Intanto, dopo Veltroni, Rutelli, Alemanno (e Marino, poer nanu, appena arrivato), i campi ci sono sempre, e sono sempre meno abitabili. Sembra quasi che tutti parlino solo a favore delle proprie orecchie.
Ma, contemporaneamente, leggo che riemerge una querelle nata con l'amministrazione Alemanno: I carabinieri al Comune "Troppi finti poveri nel campo nomadi" Rom nei moduli abitativi per indigenti che possiedono invece auto come Ferrari, Porsche, Mercedes, dove la giusta indignazione contro questi sfruttatori non cambia di una virgola quanto si scriveva l'anno scorso, tranne per il collegare quel fatto agli incendi di giugno e luglio. Se così fosse, la polizia a questo punto dovrebbe avere i colpevoli quasi in pugno, e non si capisce perché Sveva Belviso insista a scaricare le responsabilità su una giunta appena insediata.
Mi sia permessa un'altra considerazione: lo "scandalo" emerse l'anno scorso. Come mai non è cambiato niente? Inoltre: quanti sono, dove sono, questi Rom in Ferrari? O sono una leggenda metropolitana? Altra domanda che spontanea sorge: Rom poveri, ne esistono? (AZZARDO UNA RISPOSTA DIPLOMATICA: non sarà che ne esistono sia di poveri che di ricchi, sia di onesti che di mariuoli, come è NORMALE CHE SIA?) Il bravo lettore democratico avrebbe bisogno di più dati e meno slogan, altrimenti potrebbe persino pensare che una minoranza di truffatori tra l'1 per mille della popolazione, rappresentino un tale problema di ORDINE PUBBLICO, da far passare in secondo piano il problema POLITICO: in Italia le case ci sono sì o no? In parole povere, l'altra faccia della medaglia della mia domanda iniziale.
A questo dovrebbe rispondere la politica, ma non solo ai Rom e ai Sinti, ma a tutti i cittadini. Invece, le soluzioni e le analisi tocca andare a cercarle da un'altra parte:
Intervista su ZaLab a Paolo Berdini (grazie a Ignazio Marino per la segnalazione)
- Per l'urbanista Berdini dobbiamo guardare oltreoceano, dove l'amministrazione Obama sta recuperando vecchi edifici in disuso. Basta investimenti a pioggia e colate di cemento, piuttosto recupero mirato della prima e seconda periferia storica. #italianslum
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