sabato 5 ottobre 2013

Reggio Calabria Opera Nomadi: famiglia costretta a vivere in auto, qualcuno li aiuti

 Sabato, 28 Settembre 2013 17:26 
Riceviamo e pubblichiamo:

Una bambina di sette anni con i suoi genitori, da un mese e mezzo, non avendo una casa, mangia e dorme nell'abitacolo di un'autovettura e da pochi giorni dentro un garage.
Dopo le ripetute richieste avanzate al Comune e ai diversi settori di pertinenza, ad oggi, i Commissari che gestiscono l'ente comunale non hanno ricevuto la famiglia e i Servizi sociali non si sono interessati minimamente del caso.

Lasciare che una bambina e i suoi genitori dormano su una automobile o sul cemento di un garage, non significa negare un diritto fondamentale ? In questo caso, è il comune di Reggio Calabria che nega questo diritto?
A queste domande la risposta che, da tempo, viene data dal Comune è la seguente: non ci sono alloggi disponibili per l'assegnazione.
Ma le cose non stanno così, e gli addetti ai lavori lo sanno bene.
Gli alloggi popolari necessari, da assegnare alle famiglie che ne hanno bisogno, ci sono. Su tutto il territorio della città, da Bocale a Catona, tantissimi (nell'ordine di qualche centinaio) sono gli alloggi popolari che non sono più abitati dagli assegnatari e che, secondo la normativa vigente, dovrebbero tornare nella disponibilità del Comune, se l'ente applicasse la legge e quindi disponesse le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari.
Non è solo l'Opera Nomadi che, da diversi anni, denuncia questa grave situazione di cattiva gestione della politica della casa e di illegalità. Nella relazione redatta dalla Commissione di Accesso al Comune di Reggio Calabria che ha portato allo scioglimento dell'ente alla pagina 59 viene riportato: "non risultano essere stati svolti dall'Ente accertamenti periodici al fine di verificare la sussistenza, nel tempo, dei requisiti che hanno portato all'iniziale assegnazione. Tale situazione di palese, ingiustificato inattivismo ha evidentemente determinato situazioni di palese irregolarità nelle quali, verosimilmente, alcuni inquilini hanno continuato a mantenere la disponibilità dell'alloggio popolare pur non avendone i requisiti ed a discapito di altri soggetti in stato di concreta ed attuale necessità".
Rispetto al periodo (2012), precedente al Commissariamento del comune, in cui la Commissione ministeriale ha verificato questo aspetto della politica comunale, nulla è cambiato. Anche in quest'ultimo anno le verifiche non sono state effettuate.
Se la Commissione straordinaria cominciasse ad applicare la legge effettuando le verifiche ritornerebbero al Comune almeno 1.000 alloggi, che potrebbe essere assegnati alle famiglie che ne hanno bisogno e urgenza (art. 31 della legge reg.le 32/1996), come la famiglia Amato.
In questo momento di crisi economica, riteniamo che sia particolarmente grave che il Comune non faccia nulla per riprendersi e assegnare gli alloggi non abitati, mentre tante famiglie non riescono a far fronte all'affitto, oppure sono già senza una casa e sono costrette a dormire su un'automobile.
Una Commissione di prefetti che amministra un comune sciolto per contiguità mafiosa e con una situazione debitoria molto grave, ha sicuramente molte cose importanti e urgenti da fare.
Ma a nostro parere la Commissione dovrebbe mettere anche questa tra le azioni importanti da fare, visto che è un'azione che non incide sul bilancio comunale e che serve a ripristinare una condizione di legalità e di giustizia sociale.
Pertanto chiediamo che la Commissione straordinaria provveda ad effettuare le operazioni di legge necessarie per assegnare alla famiglia Amato un alloggio popolare e proceda allo stesso modo per altri nuclei che si trovano nella stessa condizione.

Il presidente
Sig. Antonino Giacomo Marino

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