Uno dei controlli effettuati da vigili e polizia al campo - L'Arena di Giampaolo Chavan
CONTROLLI IN VIA SOGARE. L'intervento di polizia e vigili urbani risale al settembre 2008. I difensori hanno affermato che tutti gli allacciamenti alla rete idrica erano regolari come è emerso dalle testimonianze nel dibattimento
Quattro anni e mezzo vissuti sul filo del rasoio di una possibile condanna. Sono durati fino a ieri quando è arrivata l'assoluzione perchè i fatti non sussistono per i 41 sinti, insediatisi in via Sogare nel 2002.
Risaliva al 25 settembre 2008, l'intervento di vigili urbani, carabinieri e polizia nel campo di via Sogare con l'accertamento di tre reati: occupazione abusiva di suolo, accusa archiviata già in fase d'indagine su richiesta della stessa procura, furto di acqua ed energia. La sentenza del giudice Giorgio Piziali ieri ha spazzato via anche queste due accuse con l'assoluzione dei 41 sinti, accogliendo le tesi del collegio difensivo, rappresentato in aula da Federica Panizzo, Paola Montresor, Annalisa Bravi, Maila Meniconi e Gianluca Vettorato. Le ragioni di questa assoluzione, però, si conosceranno solo tra 45 giorni quando il giudice Giorgio Piziali depositerà la motivazione della sentenza. Al termine della sua requisitoria, il pm non togato in aula Giusy Bisceglie aveva chiesto una condanna a 3 anni per gli imputati. Ieri i cinque difensori hanno ricordato che durante le udienze, è emersa la regolarità del comportamento dei Sinti. I testimoni chiamati a deporre, hanno insistito tutti i legali, hanno parlato di un allacciamento regolare alla rete idrica pubblica. A confermarlo durante il processo, sono stati un paio di funzionari del del Comune e lo stesso ex assessore della giunta Zanotto, Tito Brunelli. "Il 25 settembre 2008", ha detto in aula l'avvocato Annalisa Bravi, difensore di alcuni degli imputati, "vigili urbani, carabinieri e polizia hanno fatto una "retata" per fotografare la situazione di quel giorno". E non sono mancati anche equivoci: "E' finita sul registro degli indagati anche una persona che non risiedeva nel campo ma quella mattina si trovava lì solo per caso", ha spiegato ancora Bravi. Maila Meniconi, legale di altri due imputati, ha ricordato che "non è stata raggiunta la prova della responsabilità di furti commessi dai sinti nel campo di via Sogare". Anche l'avvocata Federica Panizzo alla fine dell'udienza ha sottolineato che "quando è stato cancellato il reato di occupazione abusiva del suolo, dovevano essere archiviate anche le altre accuse". E ancora: "Indigna un processo intentato per il furto di un bene primario quale è l'acqua: diritto fondamentale a cui tutti gli esseri viventi hanno diritto". L'avvocato Paola Montresor ha sottolineato l'assenza del Comune sui banchi riservati alle parti civili, aggiungendo che l'amministrazione "sapeva dell'esistenza dei due contatori ai quali si allacciavano i sinti". Nel tardo pomeriggio, è arrivata anche la nota della comunità dei Sinti: "Esprimiamo grande soddisfazione per la piena assoluzione pronunciata dal giudice Piziali". La decisione ha un sapore particolare per alcuni imputati: "La sentenza assume un significato ancor più pregnante", riporta la nota, "per alcuni appartenenti alla comunità che poco prima di affrontare quali parti civili il processo intentato per propaganda d'idee razzista a carico di Tosi (svoltosi il 20 ottobre 2008 mentre l'intervento delle forze dell'ordine in via Sogare risale al 25 settembre ndr) si vedevano ingiustamente accusati di reati. Da parti offese per una strana coincidenza, divenivano improvvisamente indagate per reati contro il patrimonio. Ieri è stata ristabilita la verità".
CONTROLLI IN VIA SOGARE. L'intervento di polizia e vigili urbani risale al settembre 2008. I difensori hanno affermato che tutti gli allacciamenti alla rete idrica erano regolari come è emerso dalle testimonianze nel dibattimento
Quattro anni e mezzo vissuti sul filo del rasoio di una possibile condanna. Sono durati fino a ieri quando è arrivata l'assoluzione perchè i fatti non sussistono per i 41 sinti, insediatisi in via Sogare nel 2002.
Risaliva al 25 settembre 2008, l'intervento di vigili urbani, carabinieri e polizia nel campo di via Sogare con l'accertamento di tre reati: occupazione abusiva di suolo, accusa archiviata già in fase d'indagine su richiesta della stessa procura, furto di acqua ed energia. La sentenza del giudice Giorgio Piziali ieri ha spazzato via anche queste due accuse con l'assoluzione dei 41 sinti, accogliendo le tesi del collegio difensivo, rappresentato in aula da Federica Panizzo, Paola Montresor, Annalisa Bravi, Maila Meniconi e Gianluca Vettorato. Le ragioni di questa assoluzione, però, si conosceranno solo tra 45 giorni quando il giudice Giorgio Piziali depositerà la motivazione della sentenza. Al termine della sua requisitoria, il pm non togato in aula Giusy Bisceglie aveva chiesto una condanna a 3 anni per gli imputati. Ieri i cinque difensori hanno ricordato che durante le udienze, è emersa la regolarità del comportamento dei Sinti. I testimoni chiamati a deporre, hanno insistito tutti i legali, hanno parlato di un allacciamento regolare alla rete idrica pubblica. A confermarlo durante il processo, sono stati un paio di funzionari del del Comune e lo stesso ex assessore della giunta Zanotto, Tito Brunelli. "Il 25 settembre 2008", ha detto in aula l'avvocato Annalisa Bravi, difensore di alcuni degli imputati, "vigili urbani, carabinieri e polizia hanno fatto una "retata" per fotografare la situazione di quel giorno". E non sono mancati anche equivoci: "E' finita sul registro degli indagati anche una persona che non risiedeva nel campo ma quella mattina si trovava lì solo per caso", ha spiegato ancora Bravi. Maila Meniconi, legale di altri due imputati, ha ricordato che "non è stata raggiunta la prova della responsabilità di furti commessi dai sinti nel campo di via Sogare". Anche l'avvocata Federica Panizzo alla fine dell'udienza ha sottolineato che "quando è stato cancellato il reato di occupazione abusiva del suolo, dovevano essere archiviate anche le altre accuse". E ancora: "Indigna un processo intentato per il furto di un bene primario quale è l'acqua: diritto fondamentale a cui tutti gli esseri viventi hanno diritto". L'avvocato Paola Montresor ha sottolineato l'assenza del Comune sui banchi riservati alle parti civili, aggiungendo che l'amministrazione "sapeva dell'esistenza dei due contatori ai quali si allacciavano i sinti". Nel tardo pomeriggio, è arrivata anche la nota della comunità dei Sinti: "Esprimiamo grande soddisfazione per la piena assoluzione pronunciata dal giudice Piziali". La decisione ha un sapore particolare per alcuni imputati: "La sentenza assume un significato ancor più pregnante", riporta la nota, "per alcuni appartenenti alla comunità che poco prima di affrontare quali parti civili il processo intentato per propaganda d'idee razzista a carico di Tosi (svoltosi il 20 ottobre 2008 mentre l'intervento delle forze dell'ordine in via Sogare risale al 25 settembre ndr) si vedevano ingiustamente accusati di reati. Da parti offese per una strana coincidenza, divenivano improvvisamente indagate per reati contro il patrimonio. Ieri è stata ristabilita la verità".
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