Ancora si tratta di Tor de' Cenci, ma non vorrei annoiarvi con testimonianze strappalacrime, recriminazioni sui diritti negati... diciamocelo, almeno tra di noi tutto ciò è scontato. Fate conto che vi scriva un croupier, uno abituato a mescolare le carte, a cercare nuovi punti di vista.
Volevo riflettere sul rapporto virtuale (molto reale, come spiegherò in seguito) tra chi sopravvive con qualche sicurezza residua, interfacciandosi al mondo tramite rete, internet e magari convegni, e gli "insicuri", i "non-garantiti", che in questo piattume uniforme ritrovano forme di lotta dimenticate da chi le aveva inventate.
Veniamo al pratico; da mercoledì scorso è apparsa su Facebook questa notizia:
- Da stamattina alle 9.00 i rom sgomberati di Tor de Cenci protestano attraverso lo sciopero della fame contro la disumana collocazione che è stata loro riservata nel centro di accoglienza del comune di Roma sito presso un padiglione dell'ex fiera di Roma in via dell'Arcadia. In questo centro dormono tutti ammucchiati in due enormi stanzoni in condizioni igieniche pessime. La protesta continuerà ad oltranza fino a quando il comune di Roma non troverà loro una sistemazione dignitosa per qualsiasi essere umano.
La scrive Davide Zaccheo, da cui sono arrivate in passato molte segnalazioni su Tor de Cenci. E lui sta facendo di tutto per tenerci informati e soprattutto attenti. Ce la sta mettendo tutta ma, spiace dirlo, è solo lui.
Ora, chi frequenta l'ambiente di Facebook, sa quanto sia facile, addirittura compulsivo per qualcuno, usare la funzione "Condividi": è facile, per niente dispendiosa e di solito ci si fa belli coi pensieri o le immagini prese da altri. COME MAI COSI' POCHE CONDIVISIONI, STAVOLTA?
No, non mi preoccupano quei Rom prima sgomberati e poi ammassati come scatolette... sarò cinico, ma ci sono abituati a vivere in condizioni inumane.
Mi preoccupate voi, tipici utenti massa da Facebook: se si fosse trattato di denunciare uno sgombero, la malapolitica di una giunta, l'ennesimo morto, ci sarebbero state schiere di anime belle a diffondere la notizia, anche (soprattutto) senza avere capito di che cosa si trattasse. Perché una notizia simile avrebbe riportato allo stereotipo del povero rom, che se non è un delinquente, dev'essere per forza una vittima (e via di compatimento).
Ma se sono i Rom stessi a stancarsi delle "condizioni inumane" a cui sono da anni sottoposti, per noi utenti telematici parlarne, scriverne, condividere, significherebbe riconoscere che allora anche LORO sono davvero simili a noi.
Se LORO, gli estranei, gli esclusi... chiamateli come volete, sono arrivati ad un atto estremo come lo sciopero della fame, non è per qualche ricatto sentimentale in cui noi BUONISTI A PRESCINDERE dovremmo cadere; è invece per mostrare che sono disposti, una volta tanto dopo anni a chinare la testa, a mettersi in gioco.
Guardate, per favore, la home page di qualsiasi giornale. Guardate l'attenzione riservata a cento notizie inutili. Confrontatele con questa tragica e dolorosa presa di coscienza.
LORO stanno facendo di tutto, non solo per la casa o per le famiglie, ma per la loro dignità. NESSUNO vorrà riconoscerlo e saranno sconfitti, ancora una volta, non dalle ruspe ma da chi li osservava senza vederli (e senza vedersi). Consoliamoci: saremo sconfitti anche noi, perché questo tipo di proteste una volta le facevamo noi, ma ORA non siamo neanche più in grado di riconoscerle, quando è qualcun altro a farlo.
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