A Roma era stato tutto programmato da tempo e le impreviste elezioni regionali hanno costretto ad anticipare i tempi della propaganda politica a danno della popolazione romanì.
A Roma era stato programmato il rifiuto del dialogo e della collaborazione con le organizzazioni rom, opportunamente esclusi dal tavolo rom promosso dal Comune in violazione di tutte le risoluzioni del Consiglio d'Europa.
A Roma era stato programmato di "parlare" con il singolo rom, quale facile "usa e getta" della propaganda.
Era stato programmato anche di ignorare le proposte delle organizzazioni rom che a costo ZERO per il cittadino erano finalizzate a smantellare e superare la disastrosa politica dei campi nomadi.
Assistiamo all'ennesima dimostrazione del degrado morale dei diritti civili ed umani, degrado che quando si tratta del popolo romanò (rom e sinti) assume dimensioni visibili e tollerati da gran parte dei cittadini, della società civile e della politica.
In pochi giorni abbiamo visto ciò che NON credevamo più possibile dall'uomo del terzo millennio:
1.abbiamo visto la "caccia" al rom con il ricatto e la paura
2.abbiamo visto l'uomo vestito da vigliacco minacciare donne e bambini per "convincerli"
3.abbiamo visto "uccidere" famiglie rom senza una goccia di sangue e senza utilizzare "forni"
4.abbiamo visto "odio bestiale" contro la persona rom, quell'odio ricercato ad arte dalla propaganda e tollerato da chi predica bene e razzola male
5.abbiamo visto, nel terzo millennio, un istituzionale "travaso" romanò, lo spostamento forzato della popolazione rom e sinta.
Il "travaso" delle famiglie rom da un campo all'altro, in atto in questi giorni a Roma, può apparire agli occhi del cittadino disinformato come la soluzione giusta, invece (e spero di sbagliare) è l'inizio di una tragedia che si riverserà sulla quotiodianità di tutti i cittadini, oltre che un grande sperpero di risorse pubbliche, perchè il "travaso" dell'esasperazione, della segregazione, della discriminazione e della violazione delle norme e dei principi sarà presto colmo ed inizierà ad tracimare, travolgendo tutto ciò che incontrerà sulla sua strada.
Certamente si potevano adottare altre soluzioni, alcune suggerite delle organizzazioni rom, soluzioni adeguate e produttive, soluzioni senza costo per il cittadino.
Quindi mi chiedo:
- Perchè il Comune di Roma ed il Commissario per l'emergenza rom hanno rifiutato il dialogo con le organizzazioni Rom?
- Perchè hanno scelto la soluzione più onerosa e meno produttiva?
- Quando comprenderanno che senza la partecipazione attiva professionale della popolazione romanì ogni iniziativa è destinata al fallimento?
- A fronte di questo disastro la politica e la società civile cosa fanno?
E' necessario ed urgente una risposta forte da parte della politica, della società civile, delle organizzazioni rom, delle famiglie rom e sinte, per fermare la tragedia e attraverso la partecipazione attiva qualificata di rom e sinti cercare una canalizzazione politica ed istituzionale per evitare un disastro annunciato.
La Federazione romanì nei prossimi giorni promuoverà iniziative pubbliche per denunciare il nuovo porrajmois della popolazione romanì e per avviare un dialogo concreto e produttivo, sollecita le organizzazioni amiche del popolo rom ad una collaborazione concreta e sincera.
Guarnieri Nazzareno - presidente Federazione romanì