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Savorengo Ker (in lingua Romanés “la casa di tutti”) è stata progettata e realizzata insieme da Rom e Gagè con l’idea di valorizzare le pratiche abitative e costruttive proprie dei Rom e di inserirle in una proposta comprensibile ed ammissibile dai non Rom. Nasce da un lavoro di ricerca sugli stili di vita, le tipologie abitative e le tecniche costruttive adottate dai Rom, da tante visite alle migliori case dei campi, e in seguito da un cantiere-scuola di un mese diretto dai più abili costruttori del campo Casilino 900, che ha prodotto un apprendimento reciproco tra uomini, donne, bambini, docenti, studenti, architetti e professionisti, e che si è concluso ogni sera di fronte a fuochi, grigliate, brindisi, racconti e discussioni su cosa costruire il giorno dopo.
Savorengo Ker (in lingua Romanés “la casa di tutti”) è stata progettata e realizzata insieme da Rom e Gagè con l’idea di valorizzare le pratiche abitative e costruttive proprie dei Rom e di inserirle in una proposta comprensibile ed ammissibile dai non Rom. Nasce da un lavoro di ricerca sugli stili di vita, le tipologie abitative e le tecniche costruttive adottate dai Rom, da tante visite alle migliori case dei campi, e in seguito da un cantiere-scuola di un mese diretto dai più abili costruttori del campo Casilino 900, che ha prodotto un apprendimento reciproco tra uomini, donne, bambini, docenti, studenti, architetti e professionisti, e che si è concluso ogni sera di fronte a fuochi, grigliate, brindisi, racconti e discussioni su cosa costruire il giorno dopo.
Savorengo Ker è una casa sperimentale. È la costruzione di un processo aperto e indeterminato in cui in partenza non si conoscono gli esiti finali, è il frutto dell’incontro tra due culture diverse che decidono di mettersi in gioco, per costruire sul campo le stesse regole del gioco e per meravigliarsi ogni giorno dei risultati ottenuti. Le sue forme inedite, le sue dimensioni, cosi come le sue decorazioni e la sua immagine non potevano che nascere da un tale processo di sperimentazione relazionale.
Savorengo Ker non è una casa per i Rom, ma è una casa per tutti. È un’idea abitativa che i Rom propongono per chi oggi in Italia cerca casa, mettendo a disposizione le loro strategie ecologiche ed economiche: i bassi livelli di consumo, il recupero e riciclaggio dei materiali costruttivi, l’autocostruzione, la flessibilità e implementabilità della casa, tutti elementi che insieme alla concezione solidale della famiglia allargata, rappresentano una risorsa importante da riconsiderare per rispondere alla crisi abitativa italiana.
Savorengo Ker non è la soluzione al problema abitativo dei Rom, ma vuole essere presa in considerazione come una delle soluzioni possibili all’interno di un ventaglio di risposte plurali e differenziate che va dalle case popolari agli alloggi a canone sociale, dalle case in affitto alla costruzione in terreni di proprietà, fino alla possibilità di continuare a vivere spostandosi, come desidera una esigua minoranza di Sinti e di Rom Calderasha.
Savorengo Ker è l’alternativa al container, si confronta con i suoi costi, con le sue prestazioni e con le sue capacità di produrre comunità e ambienti urbani vivibili. Vuole rispondere con una proposta a quelle abitazioni prive dell’abitabilità con pareti spesse pochi millimetri, pensate come ricoveri provvisori e d’emergenza, troppo piccole per le famiglie allargate, troppo rigide per poterle personalizzare, troppo calde d’estate, troppo fredde d’inverno.
Savorengo Ker è stata chiamata una “baracca con i documenti”, nasce dalla tecnologia della baracca ma rispetta le leggi ed ha tutti i documenti in regola per avere l’abitabilità: è una vera e propria casa. Ha una struttura in legno, è flessibile, estendibile, autocostruibile, è più sicura, più ecologica ed energeticamente sostenibile di un container. Costa 8.000 euro di materiali e 11.000 euro di manodopera, è una casa di due piani, ha pareti coibentate di 15 cm di spessore, ha tre stanze da letto, bagno, cucina, soggiorno e veranda, per un totale di 70 mq commerciali, e costa quanto un container di 32 mq.
Savorengo Ker intende far superare il modello del Campo Nomadi, unica soluzione imposta oggi ai Rom e domani forse a tutti i cittadini italiani e stranieri che non riescono a provvedere a un tetto per le loro famiglie. Spazi disumani prodotti contro ogni logica di sviluppo sostenibile, soluzioni perennemente provvisorie e invivibili che dietro un ordine solo apparente nascondono degrado sociale ed emarginazione, con altissimi costi di realizzazione e di gestione, esempi fallimentari nei confronti di una politica di integrazione e di una reale assunzione di responsabilità da parte dei Rom.
Savorengo Ker è il nome di una costituenda cooperativa edile, formata dai Rom che hanno costruito la casa e in collaborazione con gli architetti, le università e i professionisti che hanno contribuito a realizzarla. La cooperativa intende proporre altri modelli abitativi, studiarne forme di aggregazione, immaginare habitat sempre più complessi fino a trasformare i campi in quartieri.
Savorengo Ker non è un modello da clonare in migliaia di esemplari, ma è un metodo di lavoro che può produrre case di infiniti tipi diversi, per garantire la crescita di piccole “microaree” a gestione familiare, integrate nel tessuto urbano, a contatto con i quartieri della città. Non è una casa per tutti ma una casa per ciascuno, può essere montata facilmente da cooperative di Rom insieme ai futuri abitanti, che in questo modo oltre ad avere una casa, potranno imparare anche un lavoro, avere un reddito ed ottenere i documenti necessari per continuare a vivere in Italia.
Il 28 luglio scorso, a mezzogiorno, Savorengo Ker è stata presentata al pubblico tra polemiche e manifestazioni di piazza contrarie al progetto. A fare scalpore il fatto che i Rom abbiano prodotto una casa manifesto, un atto simbolico che racconta la volontà di mettere radici, di costruire una relazione stabile e integrata con il territorio in cui vivono oramai da quaranta anni, di non volere più essere considerati “nomadi” e abitare in modo provvisorio, tra roulotte, baracche e bagni chimici. E l’ hanno realizzata mettendo d’accordo tra loro le quattro diverse etnie del campo, i montenegrini, i kossovari, i bosniaci e i macedoni, attivando una sinergia creativa con Stalker ON, e trovando la collaborazione delle tre università pubbliche della capitale, di istituzioni culturali nazionali, di comunità religiose e associazioni cittadine.
Savorengo Ker continua a vivere e chiede il vostro sostegno intellettuale e civile per continuare la sua strada.
Per aderire al progetto Savorengo Ker: la casa di tutti manda una email a reterom@gmail.com
Savorengo Ker_Crediti
Un progetti di:
- Comunità del Casilino 900
- Stalker/Osservatorio Nomade
- DIPSU/Dipartimento di Studi Urbani - Università di Roma TRE / Ricerca Nomadismo e Città
Direttori dei lavori:
- Mirsad Sedjovic, Hakja Husovic, Bayram Hasimi, Nenad Sedjovic, Klej Salkanovic.
Con il sostegno di:
- Biennale di Venezia / XI Biennale di Architettura / L'Italia cerca Casa
- Triennale di Milano / Triennale Architettura / Casa per tutti - La vita nuda
Con il Patrocinio di:
- VII Municipio di Roma
In collaborazione con:
- Associazione Nova Vita
- Pontificio Seminario Romano
- Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni del Policlinico di Tor Vergata
- Dipartimento di Scienze Demografiche - Università di Roma “La Sapienza”
- Cooperativa Ermes
- Comunità di Sant’Egidio
- Cooperativa sociale Assalto al Cielo
- TAB Studio
- Energetica Coop. Soc.
Gruppo di lavoro:
- Klej Salkanovic, Dejan Devovic, Saltan Azovic, Rudija Sejdovic , Tony Adzovic, Antonio Salkanovic, Vezir Salkanovic, Najo Adzovic, Goran Sejdovic, Janez Salkanovic, Sami Alija.
- Francesco Careri, Lorenzo Romito, Azzurra Muzzonigro, Ilaria Vasdeki, Aldo Innocenzi,Paolo Bruschi, Beverly Piersol, Fabrizio Boni, Andrea Valentini , Michele Carpani, Giuseppe Punzo, Riccardo Albani, Pascal Hentschel, Silvia Scaldaferro, Sandra Pia Piacentino, Camilla Sanguinetti, Renzo Sgolacchia, Barbara Dovarch.