venerdì 13 novembre 2009

Sgombero forzato del campo "Casilino 700": appello di Amnesty International a prefetto e sindaco di Roma

Amnesty International ha lanciato un'azione urgente mondiale sullo sgombero forzato del campo "Casilino 700" di Roma, nel quale vivevano circa 400 persone rom, avvenuto mercoledì 11 novembre all'alba.

Nell'appello, l'organizzazione per i diritti umani sollecita il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e il sindaco Gianni Alemanno ad assicurare che a tutte le famiglie sgomberate sia fornita una sistemazione alternativa come soluzione di emergenza e sia accordato un risarcimento per tutti i beni che sono stati distrutti durante lo sgombero forzato. Amnesty International ricorda che gli sgomberi forzati, eseguiti senza protezioni legali o di altro tipo, sono proibiti dal diritto internazionale in quanto grave violazione dei diritti umani, in particolare del diritto a un alloggio adeguato.

Secondo quanto riferito dalle Organizzazioni non governative (Ong) e dai mezzi d'informazione, all'alba dell'11 novembre circa 150 agenti di polizia hanno sgomberato le famiglie dal campo di via Centocelle, nella parte est della capitale. Tutti gli accampamenti della comunità sono stati distrutti e circa 20 rom sono stati arrestati, nonostante non si sappia di cosa siano accusati. Le Ong locali affermano che la comunità non ha ricevuto alcuna notifica dello sgombero forzato né è stata consultata, e che il Comune di Roma ha offerto rifugi per brevi periodi solo ad alcune donne e ai bambini piccoli, nei dormitori dei senza tetto della città. In base alla legge italiana, le autorità dovrebbero notificare lo sgombero a tutte le persone oppure pubblicare un'ordinanza o un preavviso. In ogni caso, non essendo l'ordinanza formalizzata in questo modo, la comunità non ha potuto rivolgersi alla magistratura per tentare di fermare o posporre lo sgombero.

Nella comunità ci sono circa 140 bambini, di cui 40 frequentano una scuola nelle vicinanze. Lo sgombero minaccia di interrompere la loro scolarizzazione e sconvolgere seriamente la loro educazione.

La maggior parte di coloro che vivono nel campo di Centocelle ha già subito in precedenza sgomberi forzati, con distruzione di accampamenti, vestiti, materassi e, qualche volta, di medicine e documenti.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 12 novembre 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

Report sullo sgombero del campo rom di Via di Centocelle

11 novembre 2009
Oggi è stato sgomberato il campo di via di 100celle.
Sgombero in gran forze (polizia, militari, guardia forestale, protezione civile) modi molto bruschi, non facevano entrare nessuno, nemmeno le maestre delle scuole. rom tenuti ammassati mentre davanti ai loro occhi le ruspe buttavano giù le baracche.
Uniche soluzioni prospettate dal comune: aiuto al rimpatrio in romania oppure assistenza a donne e bambini smembrando i nuclei familiari.
Ovviamente soluzioni rifiutate.
Fortunatamente sono riusciti a portar via qualcosa e ritrovarsi tutti al vicino parco di Villa de Sanctis, nel VI Municipio.
Ad aiutare c'era Popica, i Bpm, le maestre delle scuole, qualche giornalista, è passato anche Najo, del campo di Casilino 900.
Il municipio ha offerto una sponda importante e aiuto per cercare una soluzione dignitosa per tutti.
Dopo poco all'ingresso del parco di Villa de Sacntis sono arrivati i poliziotti che hanno minacciato i rom di portarli in questura se non si fossero dispersi entro pochi minuti.
Si è deciso di ri-occupare l'edificio dell'ex deposito Heineken su Via dei Gordiani, lì vicino.
Per questa notte dormiranno tutti là.
Nel frattempo si sta cercando di portare avanti trattative per soluzioni migliori e condivise.
Il comune chiaramente si è giocato questo sgombero a livello mediatico, passato sui siti di informazione come "sgombero del casilino".
La posizione di Mastrantonio, Presidente del VII Municipio, il campo era nel territorio del VII, come al solito è poco chiara...sapeva dello sgombero? Oggi poi è scomparso.
Preoccupa la durezza dei modi e il totale disinteresse a 400 persone appena sgomberate.

12 novembre 2009
Un nuovo sgombero dall'edificio dell'ex deposito Heineken dove si erano rifugiati i rom sgomberati ieri in attesa di trovare una migliore soluzione.
Grande dispiaegamento di forze di polizia.
Metà di Via dei Gordiani è stata bloccata da due cordoni di polizia e carabinieri che non facevano entrare nessuno, nemmeno i ragazzi dell'associazione Popica, la dirigente scolastica Salacone, i numerosi insegnanti e giornalisti presenti sul posto.
Tanti i problemi, provo a riassumerli.
Le uniche presenze ammesse all'interno dello stabile, a parte le forze di polizia, erano gli operatori del Comune di Roma.
Le forze di polizia presenti hanno categoricamente impedito l'accesso agli operatori dell'associazione Popica che da anni assistono i rom di questa comunità.
Le soluzioni proposte erano le stesse di ieri (rimpatrio o accoglienza per donne e bambini) con la differenza che oggi i rom sono stati "costretti" a firmare fogli per il rientro assistito sotto minaccia di aver sottratti i figli.
Alcuni hanno firmato e sono stati fatti salire su un pullman, in questo momento non si sa dove sono stati portati, pare che alcuni del pullman siano stati lasciati alla Stazione Tiburtina per andare in Romania, mentre altri fatti scendere lungo la strada.
Una ottantina di persone sono uscite dall'occupazione e riunite nel parco di Villa de Sanctis e stanotte si ripropone il problema di trovare un tetto sotto cui farli dormire.
Sono stati disgregati i nuclei familiari, uomini portati nei centri di identificazione, donne e bambini in strada o nei centri d'accoglienza.
Per due giorni di seguito quasi 400 persone sono state sgomberate e cacciate dal posto in cui erano, con l'unico obiettivo di disperderle come se le persone potessero "magicamente" sparire o volatilizzarsi e col chiaro intento di spostare situazioni problematiche, di dissenso o di povertà fuori dagli occhi di tutti, fuori dal GRA.
Da notare, infine, che ancora una volta l'operazione è stata condotta da comune e prefettura senza che il municipio sapesse nulla e quando lo sgombero era concluso i funzionari della questura parlavano di "pratica chiusa" come se tutte queste persone non fossero altro che pacchi da spostare.

approfondimenti su: www.popica.org